SERGIO ZANARDI
Quando per la prima volta, Mario Pasotti, ebbe modo di accertare che la sua intuizione era giusta, era una mattina soleggiata del 1964. Ciò che aveva intuito, dopo avere visto i graffiti rupestri della Valcamonica e dopo una ricerca fatta anche sulle rocce d?origine glaciale, dette i ?liscioni?, che nel Medio e Alto Garda sono numerose, si era rivelato esatto. Il termine più appropriato per definire quest?arte, che ha profonde radici nel tempo, è ?incisioni rupestri?. E? un?abitudine che non ha epoca, nel senso che l?uomo, da sempre, ha lasciato nella pietra le tracce delle sue ansie, le aspirazioni e la cultura che aveva. Esistono molti modi per esternare tutto questo, gli alberi, gli intonaci delle case e delle chiese, i banchi di scuola, il pavimento di una prigione, ma la roccia di una montagna, indubbiamente, ha il sapore dell?eternità e se oggi riusciamo a leggere quello che i nostri antenati ci hanno lasciato del loro vissuto, si deve proprio a questo. L?area delle incisioni rupestri del Monte Baldo, è particolarmente concentrata nei comuni di Garda, Torri del Benaco, Costermano, Brenzone, Malcesine e San Zeno di Montagna, lungo una fascia altimetrica compresa tra i 64m del lago e i 600m, in un ambiente antropizzato e fortemente influenzato dalla cultura lacustre e montana.
Tutta la regione gardesana, fu direttamente e fortemente interessata dal fenomeno della glaciazione; in più riprese i ghiacciai si spinsero dalla cerchia alpina, verso la pianura Padana, ritirandosi circa 12.000 anni fa, lasciando quello che oggi è il lago di Garda, con il sovrastante Monte Baldo che in pratica è una lavagna naturale. Dopo l?ultima glaciazione, l?uomo tornò sicuramente a popolare queste terre; lo conferma il ritrovamento di oggetti in ceramica e strumenti in selce, che indicano una buona presenza di genti già nel periodo Neolitico. La grande esplosione demografica, però, avvenne durante l?età del bronzo; di quel periodo, infatti, si registra lo stanziamento di un centinaio di villaggi solo nell?area benacese. Spopolatasi durante l?età del ferro, l?area si ripopolò nuovamente quando Roma stabilì qui, con la Rezia, il suo confine alpino.
Fabio Gaggia, docente di Materie Letterarie e continuatore dell?attività di ricerca, iniziata da Mario Pasotti, ha condotto Sinequanon, in questo Museo a cielo aperto, sopra le alture soprastanti San Vigilio, a Garda, dove, sulle rocce, si possono ammirare diverse incisioni di varie epoche. Lasciata l?auto nel parcheggio poco oltre San Vigilio, lungo la Gardesana Orientale, s?imbocca Via dei Castei, ora solo un largo sentiero percorribile a piedi, o con la mountain bike, una volta strada di collegamento tra Garda e Torri del Benaco, risistemata da Cristoforo Minelli nel 1769.. Con un percorso non lungo e nemmeno faticoso, si arriva al primo ?liscione?, la roccia delle Griselle, ricca di molte incisioni, di diverse epoche, solo apparentemente poco visibili. L?area è protetta e tutt?intorno è rigogliosa la vegetazione tipica del Garda: lecci, carpini, roverelle. La roccia delle Griselle, una delle prime pietre incise, scoperte da Pasotti, presenta alcuni cicli d?incisioni: barche, figure umane, simboli religiosi e spade. Queste ultime, circa una quindicina, tra le altre, sono certamente le più significative ed una in particolare, forse una daga, per la grandezza e per la sua forma, porta gli studiosi a ritenere che possa essere un?incisione a grandezza naturale. Gli esperti, e primo tra tutti, Fabio Gaggia, sono portati a credere che queste incisioni siano attribuibili alla tarda età del ferro. Decisamente più recenti le figure che riproducono imbarcazioni; bisogna tenere presente che, sul Garda, fino a pochi anni addietro, la navigazione era l?unica via di comunicazione tra le popolazioni lacustri. Una di queste incisioni, mostra la scritta ?MROA?. Probabilmente si tratta della Marola, una barca da trasporto che fino ai primi anni dell?800, era ormeggiata nel piccolo porto di Malcesine. Proseguendo ancora lungo il sentiero dei graffiti, poco più avanti, s?incontra un altro liscione, quello dei Cavalieri, sul quale è incisa la più spettacolare delle figure che si possono ammirare in questo cammino:12 cavalieri in armi, tutti in fila. Questa figura, inizialmente attribuita all?età del ferro, gli studiosi l?hanno successivamente ritenuta d?epoca più recente. Probabilmente si tratta di un drappello di soldati francesi, disegnati dalla stessa mano, chissà, forse un pastore che ha voluto immortalare l?evento.
I graffiti più antichi e forse i importanti, sono sulla roccia di Castelletto, dove vi è una composizione di settanta asce e otto pugnali. Un?attenta analisi ha rivelato che le asce sono distribuite secondo schemi tipici dell?arte figurativa preistorica, con giochi compositivi ad incastro. La pietra con queste incisioni, oggi, è visibile nell?atrio del comune di Brenzone.
Non è facile scolpire la roccia, occorre uno strumento a punta e martellare continuamente la pietra. Per rendere ben visibili le incisioni, si usa una banale tecnica: una volta spazzolata accuratamente la roccia, bisogna bagnarla con acqua, ed ecco che la figure compaiono in tutta la loro forma. Per ottenere un calco a dimensione esatta, utilizzando una tecnica ben conosciuta dai bambini, una volta individuata la figura che si desidera riprodurre, basta mettere un foglio di carta bianca e sottile, sopra l?incisione e poi sfregare con alcune foglie miste a terra.
Il calco, a dimensione reale, dopo poco sarà pronto.
Nel Museo del Castello di Torri del Benaco, la ridente e armoniosa cittadina gardesana, in una sala appositamente allestita con molto gusto, sono visibili importanti reperti e i calchi di queste opere.
Presso lo stesso Museo (tel. 045.6296111) è possibile prenotare una visita guidata, o reperire una cartina molto dettagliata, relativa all?escursione dei graffiti rupestri. Pubblicato dal Centro Studi per il Territorio Benacese, Autore Fabio Gaggia, il libro ?Graffiti sul Garda?.