Testo e Foto ANNAROSA TOSO


La via colonnata di Apamea
    

E? un paese che ho visitato la prima volta negli anni ?90 e poi qualche anno fa in due diverse situazioni politiche. In occasione del secondo viaggio mi sono resa conto di aver conservato ricordi nitidi e freschi mentre ripercorrevo le stesse strade e rivedevo gli stessi siti. Stavo rivivendo le stesse emozioni, come quando si ascolta la  musica preferita o si riguarda il film prediletto. Avevo ancora tutto vivo nella mia memoria, a dispetto di chi  dice che i ricordi si perdono e che emozioni e sensazione diventano evanescenti. Avevo scritto al ritorno dei rispettivi viaggi i miei reportage e adesso dopo anni da quei viaggi ho voglia di scrivere ancora. Mi accorgo che anche  i particolari,  le sfumature, le sensazioni  avvertite, sono ancora lì, intatte dopo tanto tempo.  Quasi quasi sento i rumori del suq di Aleppo, vedo il rosa cipria che adorna e avvolge Palmira al tramonto, il teatro romano di Bosra detta la nera con il suo superbo proscenio, la grande moschea Omayyade a Damasco così piena di fascino, la via colonnata di Apamea tenacemente rimessa in piedi da un ricco imprenditore siriano, il profumo acre del tè che viene offerto dai commercianti per conquistare e invogliare alle compere i turisti. 

Isola di Arward
    
Della Siria mi era piaciuto tutto, mi aveva affascinato tutto. Soprattutto il primo viaggio mi aveva colpito particolarmente, anche se il secondo ha toccato itinerari inconsueti come la costa al mare a Tartous e l?isola di Award, a pochi minuti di barca dal litorale. Ma era l?aria che ho respirato nei due viaggi che era molto diversa; era come se non fossero trascorsi quindici anni, ma un secolo. Era una sensazione di diffidenza quella vissuta nel viaggio fatto dopo l?11 settembre. Una diffidenza, non tanto verso la Siria, ma verso il mondo islamico in generale. Un atteggiamento sicuramente sbagliato, ma condiviso da tanti. Nel primo viaggio eravamo lontani anni luce dalla nostra intolleranza verso gli islamici, che a volte confondiamo con gli integralisti, vedendo in loro dei potenziali  terroristi pronti a fare saltare in aria tutti noi cattolici infedeli. C?era più rispetto reciproco fra due culture così diverse, che mischiandosi nei secoli hanno arricchito i popoli.

Bosra, una donna raffreda il pane
su reperti romani

    
Ma torniamo alla Siria e alle sue bellezze. Vorrei parlare di Bosra, chiamata la città ?nera? essendo costruita in pietra basaltica di colore nero. Il nero è dappertutto dalla moschea, alle terme romane, alle strade, all?anfiteatro romano di una bellezza straordinaria, con un proscenio perfetto. Il teatro che risale al II secolo d.C.  poteva contenere fino a quindicimila persone e  ancora oggi vanta un?acustica perfetta. Qui hanno vissuto nei secoli i nabatei, i romani, i bizantini fino agli arabi. Mi ricordo Bosra, come un città senza tempo dove le donne che avevano appena comprato il pane caldo, una sottile sfoglia,  lo mettevano a raffreddare sui resti di colonne romane. Donne dai volti sorridenti e pacifici, che posavano volentieri per le foto ricordo con i figli di ogni età che  offrivano di comprare delle originali monete ?romane? e vetri colorati anch?essi originali ?romani?.

Particolare del Crac dei Cavalieri
    
Ma tutto questo succedeva nel primo viaggio, quando le donne avevano più libertà di espressione e di movimento, erano meno succube dei propri uomini, avevano meno paura nell?espletare le azioni quotidiane davanti ai turisti. Era bello condividere il loro modo di vivere, senza curiosità morbosa e soprattutto nel rispetto reciproco.
Da Bosra siamo andati a Maaloula dove si trova un convento greco ortodosso dedicato a Santa Tecla. C?era un vecchio frate che si rammaricava per il furto di una preziosa icona, della quale però ci ha venduto la fotografia. Il convento si trova in cima a una montagna, in un paesaggio molto arido dove però spiccano delle casette colorate.

Aleppo, la cittadella
    
Sulla strada tra Damasco e Aleppo si trova il Crak  dei Cavalieri, un castello medioevale e superbo di 30.000 mq di superficie. Poteva contenere una intera guarnigione di duemila tra soldati e cavalieri. Fu costruito nel XIII secolo ed è il castello crociato più grande del mondo innalzato a difesa del territorio che collegava la costa mediterranea all?entroterra. E? stato bello camminare sui torrioni e dall?alto ammirare il panorama sottostante e la campagna che si perdeva all?orizzonte.

Dal Crak dei Cavalieri ci siamo diretti verso Aleppo, dove abbiamo visitato il castello e passato un intero pomeriggio al suq, uno dei più grandi e forniti del Medio Oriente. La scelta degli oggetti da comprare è vastissima, soprattutto il reparto dei tappeti, anche di quelli antichi, è ricchissimo, ma bisogna essere intenditori oppure fidarsi ciecamente dei venditori e incrociare le dita. Alla spedizione a casa provvedono loro, oppure l?alternativa è comprare una valigia e portarsi a casa il tappeto.  Molto bella anche la gioielleria e gli oggetti d?ambra e naturalmente le stoffe di seta, i damascati. Le tentazioni sono veramente tantissime, alle quali è stato difficile resistere.

La Basilica di San Simeone
    
A pochi chilometri da Aleppo in una località chiamata Qalah Siman, si trovano i resti della basilica di San Simeone, l?asceta che visse per penitenza in cima a una colonna, predicando ai fedeli che arrivavano fin qui per pregare ed ascoltare le sue parole. Il monaco decise di vivere in cima a una colonna di marmo che all?inizio era alta 3 metri, ma nel suo desiderio di mortificarsi e isolarsi dal mondo, salì sempre più in alto fino a vivere sospeso su una colonna alta 15 metri da dove predicava e confortava i fedeli maschi. Le donne per quanto desiderose di preghiera e benedizione, non potevano nemmeno avvicinarsi perché Simeone non le voleva né vedere e  tanto meno confortare. La basilica costruita nel quarto secolo dopo Cristo si estende su una superficie molto vasta e dall?alto si gode un bellissimo panorama. Della colonna è rimasto un solo masso, per giunta sbocconcellato dai fedeli che nei secoli hanno portato via qualche scheggia della pietra fino a consumare la colonna e a ridurla a una pietra senza forma.

Durante il viaggio, sosta alla città di Hama che deve la sua fama alle norie, le gigantesche ruote sul fiume Oronte che servivano ad irrigare campi e frutteti. Ancora oggi sono funzionanti e girano rumorose pompando acqua.

Quel che resta della colonna
di San Simeone.

        
E poi siamo andati a Palmira arrivando proprio al tramonto per godere del panorama dall?alto del castello che abbraccia tutta la città avvolta da una atmosfera magica. Palmira e la sua grande oasi, un miraggio per chi arrivava dopo ore di percorso attraverso il deserto è ancora un?emozione per il moderno viaggiatore. Fu scoperta alla fine del 1600 da due commercianti inglesi, che giunsero lì per caso, come sempre succede nelle grandi scoperte. Ma quale aggettivi usare per descrivere quei colori, quali vocaboli? Rosa, cipria, ocra, écru, arancio, sabbia. Difficile la scelta.
Palmira è la città romana più grande e meglio conservate tra quelle che si trovano al di fuori dell?Italia. La storia ci ricorda che in questa città situata in mezzo al deserto e circondata da un?oasi straordinaria, la regina Zenobia donna ambiziosa ma amante dell?arte e delle cose belle, assunse il potere dopo l?assassinio del marito Odenato. Osò dichiarare guerra a Roma, ma perse la sua sfida.

Particolare del teatro di Palmira
    
A Damasco, città moderna con diversi quartieri residenziali di nuova costruzione, tappe d?obbligo sono la bellissima moschea degli Omayyadi, il palazzo Azem l?antica dimora di un pascià turco tramutata in museo e ovviamente il suq perché offre un?atmosfera colorata e genuina e irresistibili tentazioni come uno shopping dalle mille tentazioni.

Vorrei chiudere questo reportage con le sensazioni vissute entrando nella moschea, dove al centro  troneggia la tomba di San Giovanni Battista, venerato dagli stessi musulmani. Ebbene la bellezza e la spiritualità di questa moschea ariosa e piena di luce, mi hanno fatto pensare che l?islam potrebbe essere solo una religione senza dietrologia, integralismo e appendici discutibili. Nel luogo dove oggi sorge la moschea un tempo si trovava la chiesa bizantina di San Giovanni Battista e prima ancora un tempio dedicato a Giove.

Il cortile della Moschea
di Damasco

    
Quando fu demolita la chiesa per fare posto alla moschea, le spoglie di San Giovanni furono salvate e oggi sono custodite e onorate nel tempietto proprio in mezzo alla moschea. Certamente ci si potrebbe chiedere perché mai è stata demolita una chiesa bizantina per fare posto a una moschea, ma è inutile recriminare.

Il richiamo del muezzin che invita i musulmani alla preghiera, ci riporta con i piedi per terra. Siamo in Siria e Damasco si riappropria di quel fascino orientale da mille e una notte che ha sempre coinvolto e sorpreso i viaggiatori di tutti i tempi.

All’interno della Moschea
di Damasco

    
Il Wttc, Word Travel and Tourism Council ha elaborato uno studio da cui si evince che nel 2007 il turismo inciderà per il 13,4% sul Pil della Siria. I viaggi in Siria genereranno nell?anno che sta per chiudersi una domanda di 4,76 miliardi di dollari con la potenzialità di pervenire tra un decennio a 8,90 miliardi di dollari con un aumento medio del 5% dal 2008 al 2017. In Siria è in via di sviluppo un complesso turistico a Tartous, località sul mare. Il valore sarà di 72 milioni di dollari e la fase conclusiva dei lavori avverrà nel 2009.

 

 

 

 


        


    
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