Italian, Reportages, Turismo
Testo e Foto di TERESA CARRUBBA
La suggestione di
Civita di Bagnoregio
E? lì e si offre al nostro sguardo come immersa in una fiaba, cristallizzata nel tempo, Civita di Bagnoregio. La possanza della rupe da cui le antiche costruzioni sembrano emergere come naturali propaggini della roccia, assumendone colore e consistenza, sembra smentire la triste realtà di una platea tufacea che rischia il crollo perché i vasti banchi d?argilla che la sorreggono sono soggetti a continua erosione disegnando la pietra in creste e pinnacoli e costoni lamellari, i cosiddetti calanchi. E? lì, Civita di Bagnoregio. Da lontano sembra irraggiungibile, sospesa sulle vallate, isolata dal resto del mondo, se non fosse per un ripido ponte che la ricollega alla modernità. Perché a Civita il tempo si è fermato al Medioevo, le stesse basse costruzioni in sassi, i vicoli stretti sali e scendi, gli scorci quantomai suggestivi di scalette e ballatoi esterni. Il sapiente restauro, rispettoso della storia e dell?architettura, ha ridato agli edifici un aspetto integro contribuendo alla costruzione di quell?atmosfera d?epoca che tanto caratterizza questo borgo.
Civita di Bagnoregio, il borgo Rigidamente pedonali, le stradine sono deserte e silenziose. Le famiglie che vi abitano, una ventina in tutto, vivono in modo discreto ed appartato, lasciando la vivibilità del luogo alle file di turisti che si avvicendano incuriositi da quella che, con cruda verità geologica, viene tristemente definita ?la città che muore?. Vengono anche per vedere la chiesa di San Donato, il Palazzo Vescovile, il mulino del ?500, la casa natale di San Bonaventura e la porta di Santa Maria, con due leoni che tengono tra le zampe una testa d?uomo a ricordo della ribellione popolare di Civita contro la famiglia dei Monaldeschi di Orvieto. A Natale vengono soprattutto per la suggestione del presepe vivente, con effetti scenografici straordinari dovuti all?ambientazione medievale.
Civita di Bagnoregio, il borgoE? proprio nel Medioevo che Civita visse il periodo economico di massimo splendore, divenendo il nucleo centrale di Bagnoregio e delle zone circostanti. Dai pochi documenti reperiti risulta che Civita di Bagnoregio e Bagnoregio fossero due contrade di una stessa città che fino all? XI sec. era denominata Balneum Regis. Ma la sua storia risale a ben più lontane origini, a circa 2.500 anni fa quando fu fondata dagli Etruschi i quali apprezzarono la posizione del colle, difficile da raggiungere e difendibile. Lo testimonia la presenza di una necropoli ritrovata nella rupe sottostante il belvedere di San Francesco Vecchio. E anche la cosiddetta grotta di San Bonaventura, dove si narra che S. Francesco guarì con un miracolo il piccolo Giovanni Fidanza (S. Bonaventura, appunto), sembra fosse una tomba a camera etrusca trasformata nel medioevo in cappella per le orazioni.
Bolsena
La Collegiata di Santa Cristina
BOLSENA
Di origine etrusca anche Velzna, l?odierna Bolsena, di cui si conservano ancora le mura del secolo IV a.C. e un piccolo tempio. Dopo la distruzione di Velzna (265 a.C.), fu costruita un?altra città, la romana Volsinii, di cui restano l?anfiteatro, le terme, ponti, strade e necropoli. L?antico borgo medievale ospita la Collegiata di Santa Cristina in stile romanico, eretta nel secolo XI sulle antiche catacombe cristiane e una Cappella di stile barocco, costruita nel 1693, a ricordo del miracolo Eucaristico avvenuto nel 1263, il Corpus Domini. Il Castello Monaldeschi (secolo XIII-XIV), che domina il borgo dall?alto, ospita oggi l?interessante Museo Territoriale del Lago di Bolsena.
Bolsena, il borgo medievale La città romana ebbe grande notorietà grazie alla sua strategica posizione sul lago e al transitare dei pellegrini che per secoli scendevano dal Nord verso Roma sulla Via Francigena, che da Siena si identificava con la Via Cassia, già percorsa in precedenza dai Longobardi. Oggi Bolsena è una suggestiva città che abbraccia il borgo medievale, molto ben conservato, e che esprime con vivacità la sua importante posizione sull?omonimo lago.
Bolsena, l’entrata al castello LAGO DI BOLSENA
Già Plinio, nel descrivere l?Etruria al tempo di Augusto, menziona tra gli altri i Vesentini, antichi abitanti della città Umbro Etrusca di Vesentum, nel versante a sud del Lago di Bolsena, sul colle che da essa ha preso il nome di Monte Bisenzio.
In piena Etruria meridionale dunque, in Alto Lazio, il Lago di Bolsena sorge nella caldera principale del complesso vulcanico Vulsinio. I suoi gioielli sono Bisentina e Martana, due isolette, forse residui di crateri vulcanici, che costituiscono buona parte del fascino di questo lago. Bellezze naturali a parte, questo lago è un vero scrigno di storia, a giudicare dal fatto che sulle sue rive si sono succedute importanti civiltà: la Villanoviana, l?Etrusca e la Romana, e il periodo medioevale, ha lasciato segni ancora ben visibili nei piccoli centri che lo circondano. Quello di Bolsena è considerato il più grande lago di origine vulcanica d?Europa e quinto per dimensioni d?Italia, si trova pochi chilometri a Nord del capoluogo di provincia, Viterbo.
Viterbo, i portici VITERBO
Qui l?effetto sorpresa si accende ad ogni angolo. Allo sguardo del visitatore si aprono all?improvviso sontuosi portici, preziose fontane in peperino, chiese magnifiche e palazzi nobiliari istoriati, il meraviglioso quartiere Medievale di San Pellegrino, una stupenda cinta muraria merlata in ottimo stato di conservazione, con porte d?accesso e maestosi portoni in legno, creando inevitabilmente stupore e ammirazione. Ma, dopo aver percorso vicoli , attraversato piccoli slarghi, in cui la mente si è un po? distesa, ecco aprirsi all?improvviso una visione che letteralmente mozza il respiro: la piazza San Lorenzo, il più grande tesoro di Viterbo. Per qualche minuto anche le parole si arrestano, di fronte a tanta bellezza. Contro il cielo si staglia il leggiadro merletto di una loggia con archetti gotici a sesto acuto e ricca trabeazione di coronamento, in magnifico contrasto con la struttura massiccia a contrafforti che la sostiene e la esalta. Il Palazzo dei Papi.
Viterbo, il Palazzo dei Papi Assurto a buon motivo a simbolo della città, il Palazzo dei Papi ha subìto numerosi rimaneggiamenti nel corso dei secoli. Nato come Palazzo vescovile, esso fu ampliato ed adeguato alla magnificenza e solennità richiesta ad una sede papale. E sotto la potenza del papato, Viterbo divenne sempre più forte fino a raggiungere il massimo splendore. Un periodo d?oro già vissuto nel Medioevo e prima ancora, nell?orgoglio delle sue origini etrusche e nel periodo romano.
I ruderi di epoca romana testimoniano, tra l?altro, le origini della pratica dei trattamenti termali, ideali per problemi estetici e di salute. E da allora, la città di Viterbo, tramanda la cultura termale in quelle che portano il celebre nome di Terme dei Papi, grazie soprattutto al pontefice Niccolò V che trovò tale beneficio da queste acque, da far costruire sul posto nel 1450, uno splendido palazzo dalle mura merlate, finestre a croce e sale con soffitto a volta, per potervi soggiornare e curarsi. Quella costruzione, si chiamò da allora il “bagno del Papa”. In seguito, Papa Pio II promosse altri lavori di ristrutturazione dell?importante edificio termale. Oggi, moderne strutture con piscina termale, consentono di curarsi trascorrendo una piacevole vacanza a Viterbo e dintorni.
La magnifica loggia
del Palazzo dei Papi
LE TERME DEI PAPI
Uno dei motivi per cui oggi le Terme dei Papi sono famose è costituito dai cosiddetti ?crenosomi?. Formula esclusiva, frutto della ricerca “Terme dei Papi”, rappresentano una modalità nuova ed originale per l?applicazione sulla pelle dei preziosi elementi solfurei che ne costituiscono i principi attivi. Nei crenosomi, liposomi fosfolipidici, l?acqua è come avvolta e incapsulata in microscopiche sferule cave a più pareti costituite da particolari molecole che riescono ad attraversare la cute trasportando con sé l?acqua minerale.
Grazie ai crenosomi i principi attivi naturali presenti nell?acqua minerale, rapidamente veicolati, riescono a svolgere la propria azione all?interno dell?epidermide con un apporto sede-specifico che rappresenta un elemento innovativo nel complesso delle abituali modalità di trattamento con acque termali.Le Terme dei Papi sono le prime ad offrire in dermocosmesi questa originale modalità di somministrazione.
Terme dei PapiCURIOSITA? DEL TERRITORIO
Tra i prodotti tipici del Viterbese, cereali e legumi hanno un ruolo importante. Anche per via delle tradizioni popolari che li legano al territorio. Ecco alcuni esempi interessanti:
cece del solco dritto – Valentano
Il cece del solco dritto deve il suo nome ad una antica tradizione, che prevede all?alba del 14 agosto, la tracciatura del solco con un aratro, per una lunghezza di oltre 5 km. nella pianura del fiume Olpeta, sottostante il paese di Valentano. Dalla riuscita di questa operazione, vengono tratti gli auspici per il raccolto dell?anno successivo, più il solco sarà dritto più questo sarà abbondante. La composizione geologica della zona e il particolare ecosistema conferiscono al cece grande sapidità e consistenza, buccia sottile e profumi delicati.
fagiolo del Purgatorio – Gradoli
Prende il nome di fagiolo del purgatorio per via di un?antica tradizione che risale al XII secolo di cuocere il legume come piatto principale del pranzo del mercoledì delle ceneri. Il ?pranzo del purgatorio?, appunto. Questa specie molto particolare di fagiolo, piccolo e tondo, viene coltivato solo in una zona del territorio di Gradoli.
Lenticchia di Onano
E? tra il monte Amiata e il lago di Bolsena, là dove il Lazio si incunea tra Toscana ed Umbria, che viene coltivata la ?lenticchia di Onano?.Il particolare microclima di questa zona unito all? humus ideale per la coltivazione di questo legume, fanno della lenticchia di Onano una specialità pregevole e ricercata.
Valentano
?VISITUSCIA?. TURISMO DELLA TUSCIA
Città sorprendenti , come abiamo visto, si offrono a noi come scrigni di tesori nascosti, la cui bellezza val bene una gita, spesso a due passi da casa nostra. Senza contare il valore storico, artistico e architettonico di certi borghi medievali, ingiustamente trascurati nella programmazione di week end e vacanze. E? la Tuscia, l?antico territorio nell?alto Lazio.
Una zona che vale la pena di promuovere soprattutto nei confronti di chi predilige le mete esotiche ma non conosce la magnifica Italia. L?input ci viene dalla Provincia di Viterbo che vsi è fatta promotrice della valorizzazione del patrimonio storico, artistico, culturale, naturalistico ed enogastronomico della Tuscia. . Si è conclusa ad ottobre scorso, infatti, ?VISITUSCIA?, la campagna promozionale che si è snocciolata in una serie di eventi che hanno coinvolto il territorio della Provincia ponendolo all?attenzione dei media e degli operatori nazionali ed internazionali.
E? prevista anche la realizzazione di una sezione, all?interno del sito web della Provincia, relativa ai Comuni dell?Area, oltre all?apertura a Viterbo di un ufficio di informazione e accoglienza turistica collegato in via telematica con gli uffici di informazione turistica già esistenti e gestiti dai Comuni aderenti all?iniziativa.
VitorchianoPROGETTO INCOMING. LA PROVINCIA DI VITERBO INCENTIVA I TOUR OPERATOR
E? di 40.000 euro l?importo stanziato dalla Provincia di Viterbo a favore dei Tour Operator che incentivano la valorizzazione e la conoscenza della Tuscia. Lo stanziamento, che rientra in un più vasto ed articolato piano strategico, volto alla promozione del patrimonio storico, artistico, culturale, naturale ed enogastronomico del territorio, prevede, in particolare, che 10.000,00 euro siano destinati a quei tour operator della Provincia di Viterbo che inseriscono nel proprio catalogo vendite, per il prossimo anno, uno o più pacchetti turistici riguardanti il territorio della Provincia di Viterbo, di cui almeno uno riguardante il territorio dell?Alta Tuscia