SERGIO ZANARDI
Nella nostra Storia, Rossano, è una delle più importanti chiavi di lettura nella comprensione del lungo momento bizantino, un momento che certamente meriterebbe più attenzione, non fosse altro che per il suo intrinseco configurarsi, quale processo di transizione, tra la civiltà antica e quella medievale. Questa città, che da sempre guarda un mare antico e greco, per mezzo millennio, dal sogno di Giustiniano in poi, fu solidale con un Impero che malgrado le sue origini romane, per lingua e cultura, si caratterizzò rapidamente come greco, oltre che per la sua dimensione orientale e mediterranea e che, pur essendo parte dell?ecumene cristiana, giunse a sviluppare una sua forma particolare di tale religione: l?Ortodossia.
Rossano fu testimone ed attore protagonista di questa storia, giocando un ruolo importante nelle alterne vicende delle terre greche d?Occidente.
Per tutto l?Alto Medioevo, da Giustiniano al Guiscardo, fu partecipe a pieno titolo di questa Autorità e Organizzazione Statuale che in quei secoli bui, favorì il risollevamento delle condizioni generali di vita sociale ed economica, salvò dall?abbandono molte antiche città a ne fondò di nuove, promosse il recupero di terre incolte a mantenne aperte e floride le vie di navigazione marittima.
Mille le storie e mille i monumenti a testimonianza di questo grande passato, ma Rossano, ci piace ricordarla nell?ultimo secolo della Storia di Bisanzio in Italia, quando fu davvero l?epicentro politico e amministrativo dell?Impero in Occidente, perché nella seconda metà del X° secolo, con Reggio caduta in mani arabe, divenne sede dello Stratego del Thema di Calabria..
Città patria di Papi e Santi ? Nilo e Bartolomeo ? fu snodo fondamentale per l?irradiazione di quella cultura ellenica che da Giustiniano in poi, contribuì a creare l?Europa. Oggi è la città che, tra le altre testimonianze storiche di quell?importante periodo, conserva il prezioso codex purpureus.
Il Codex Purpoureus Rossanensis
Il raro manoscritto risalente al VI° secolo, è il più antico documento esistente del Cristianesimo, ed è di straordinario interesse biblico e storico. Per l?Arte che esprime e per la perfetta manualità della riproduzione libraria, è certamente un capolavoro d?importanza mondiale. I 188 fogli sono di pergamena, membrane sottilissime ottimamente lavorate e colorate rosso porpora. La particolare rarità delle pergamene purpuree è determinata dall?esclusiva prerogativa del colore porpora usato solo dagli Imperatori di Bisanzio. D?Autore sconosciuto, in epoca più tarda rilegato in pelle scura , le sue 376 pagine, tutte miniate in oro e argento, contengono l?intero Vangelo di Matteo e quasi tutto quello di Marco. Il resto dell?opera fu distrutta in un incendio, probabilmente nel XVII°, o XVIII° secolo. Al mondo ne esistono solo sette esemplari, tre in lingua aramaica e quattro in greco. Gli altri preziosi documenti sono conservati a Londra, Parigi e San Pietroburgo. Tra tutti questi, il rossanensis è certamente quello conservato meglio, ed è anche quello che ha la maggiore foliazione. Scampato ad incendi, rapine e anche ad un Arcivescovo che avrebbe voluto distruggerlo, perchè ?nemico dell?antichità?, la sua presenza fu segnalata per la prima volta in un memoriale del 1705, indirizzato a Papa Clemente XI. Diverse le ipotesi sulla creazione e provenienza.
Alcuni studiosi ? Viokof, Guyer, Bettini, Guerrieri-, lo avevano inizialmente collocato in area di dominio romanista, mentre altri lo attribuivano genericamente ad un?area più orientalista, cioè proveniente da quella regione del mondo che comprende anche Siria, Cappadocia, Egitto. Di recente, però, Fernanda de Maffei, dopo uno studio durato 12 anni, è pervenuta a nuovi risultati e propone una nuova ed originale teoria, per ora universalmente accettata. Basandosi soprattutto sull?aspetto estetico e stilistico e considerato il probabile periodo storico d?esecuzione, la de Maffei, attribuisce la patria di provenienza alla città di Ceserea. Probabilmente destinato ad un uso liturgico, perché è facile immaginare che il ricco committente di quel tempo, lo abbia finanziato nell?ottica di quelle frequenti donazioni che erano d?uso, per ottenere l?indulgenza delle pene dell?anima.
Ma quando e perché giunse proprio a Rossano? Con molta cautela, gli studiosi asseriscono che sia giunto a Rossano, verso il 636, portato da monaci quando questi, in gran parte greco-melkiti, per sfuggire all?offensiva religiosa degli Arabi, cercavano rifugio nelle terre bizantine d?Occidente e il suo arrivo fu quasi fatale, visto che Rossano, per oltre mille anni (540 ? 1460), fu la città più bizantina della Calabria e dell?Italia.
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