Testo e Foto di TERESA CARRUBBA
e le isole intorno a Venezia
Per la sua bizzarra forma a spina di pesce fu familiarmente chiamata “Spina Longa”, ma il suo vero nome è Giudecca, l?isola più grande e la più vicina a Venezia città, raggiungibile attraversando l?omonimo Canale, anticamente chiamato Vigano.
Forse sono stati gli Ebrei, gli Giudei appunto, che qui vissero in comunità, ad attribuire il nome a quest?isola. Ma è anche possibile che esso derivi da “Zudegà” (giudicato), visto che nell?Ottocento la Repubblica aggiudicò i terreni dell?isola a nobili esiliati.
Fu nel Cinquecento, tuttavia, che la Giudecca visse un?epoca di mondanità e mollezze ricca com?era di ville e palazzi per lo più abitati da nobili , fino alla caduta della Serenissima quando l?isola cambiò completamente vita popolandosi di caserme, carceri, fabbriche e quartieri operai.
L?isola, formata da 8 isole minori, è percorsa da una lunga fondamenta mentre lungo la riva opposta si intravedono giardini e orti.
Forse sono stati gli Ebrei, gli Giudei appunto, che qui vissero in comunità, ad attribuire il nome a quest?isola. Ma è anche possibile che esso derivi da “Zudegà” (giudicato), visto che nell?Ottocento la Repubblica aggiudicò i terreni dell?isola a nobili esiliati.
Fu nel Cinquecento, tuttavia, che la Giudecca visse un?epoca di mondanità e mollezze ricca com?era di ville e palazzi per lo più abitati da nobili , fino alla caduta della Serenissima quando l?isola cambiò completamente vita popolandosi di caserme, carceri, fabbriche e quartieri operai.
L?isola, formata da 8 isole minori, è percorsa da una lunga fondamenta mentre lungo la riva opposta si intravedono giardini e orti.
La Giudecca è un?isola collegata a Venezia grazie a un canale di circa 300 metri di larghezza. In lunghezza l?isola si estende dal Mulino Stuky all?isola Palladiana di San Giorgio; di fronte ha le Zattere, La Basilica del Longhena e Palazzo Ducale a San Marco. E? costituita da otto isolotti, collegati tra loro da ponti e ponticelli, ricchi di rii e calette dove si affacciano case, palazzi e chiese.
vista dalla Giudecca
PERCORSO SULLA FONDAMENTA DELLA GIUDECCA:
CHIESA DI SANT?EUFEMIA
Dedicata ai martiri di Aquileia la Chiesa S. Eufemia, Dorotea, Tecla ed Erasma, fu costruita nell?865 sotto il Doge Orso Partecipazio. L?originaria struttura a capanna (XI secolo) tipica dello stile veneto-bizantino è stata mantenuta, mentre il portico dorico fu eretto durante i rifacimenti del ?700-?800 utilizzando le colonne del XVI secolo ricavate dalla Chiesa dei SS. Biagio e Cataldo, demolita per consentire la costruzione del Molino Stucky. Sopra la porta d?ingresso edella Chiesa di Sant?Eufemia si nota un bel rilievo raffigurante la Vergine col Putto tra San Rocco e Sant?Eufemia. All?interno le tre navate veneto-bizantine (XI secolo) sono decorate con ricchi stucchi e dipinti (del ?700). Nelle navate e alle pareti opere di B. Vivarini e G.B. Canal.
Fu sede parrocchiale fino al 1810, quando venne sostituita dal SS. Redentore; nel 1822, allorché i Cappuccini si riappropriarono dei loro antichi possedimenti, la Parrocchia venne trasferita di nuovo a S. Eufemia.
Fu sede parrocchiale fino al 1810, quando venne sostituita dal SS. Redentore; nel 1822, allorché i Cappuccini si riappropriarono dei loro antichi possedimenti, la Parrocchia venne trasferita di nuovo a S. Eufemia.
BASILICA DEL REDENTORE
Nel 1575 a Venezia scoppiò un?epidemia di peste che in due anni provocò la morte di 50.000 persone. Per scongiurare il flagello il Senato della Repubblica fece voto di erigere un?imponente Basilica consacrata al Redentore presso la chiesa di S. Maria degli Angeli. Due mesi dopo la posa della prima pietra si festeggiò la fine della pestilenza con una solenne processione.
La basilica, considerata uno dei capolavori del Palladio fu terminata nel 1592, dopo la morte del maestro, da Antonio da Ponte. Fu destinata ai Cappuccini.
Lungo l?unica navata, con tre cappelle che si aprono su ogni lato,corre un magnifico colonnato.
Agli altari vi sono dipinti raffiguranti la Redenzione , di scuola veneta del sec. XVI-XVII: alla parete destra: Natività, opera firmata di Francesco Bassano; alla parete sinistra: Deposizione di Palma il Giovane; Risurrezione di Francesco Bassano; Ascensione di Jacopo Tintoretto. Sull? altare maggiore, di stile barocco, si ammira il Crocifisso tra S. Marco e S. Francesco, statue bronzee di Girolamo Campagna (sec. XVI). Particolarmente interessante la sacrestia, dalla quale si accede dal coro, ricca di opere d?arte e di reliquie dell?ordine francescano. Sotto la Repubblica, nel giorno del SS. Redentore (terzo sabato del mese di luglio) era diventata tradizione che il tempio a lui sacro fosse visitato dal doge e dalla Signoria. La chiesa venne concepita come stazione finale della solenne processione del Redentore che attraversa il canale sopra un ponte di barche. Ancora oggi, ogni terza domenica di luglio viene celebrata la Festa del Redentore: Venezia e la Giudecca vengono unite con un ponte di barche. Nel giorno della vigilia della festa, lungo la fondamenta vengono allestite tavolate per degustare piatti tipici godendosi i fuochi d?artificio.
La basilica, considerata uno dei capolavori del Palladio fu terminata nel 1592, dopo la morte del maestro, da Antonio da Ponte. Fu destinata ai Cappuccini.
Lungo l?unica navata, con tre cappelle che si aprono su ogni lato,corre un magnifico colonnato.
Agli altari vi sono dipinti raffiguranti la Redenzione , di scuola veneta del sec. XVI-XVII: alla parete destra: Natività, opera firmata di Francesco Bassano; alla parete sinistra: Deposizione di Palma il Giovane; Risurrezione di Francesco Bassano; Ascensione di Jacopo Tintoretto. Sull? altare maggiore, di stile barocco, si ammira il Crocifisso tra S. Marco e S. Francesco, statue bronzee di Girolamo Campagna (sec. XVI). Particolarmente interessante la sacrestia, dalla quale si accede dal coro, ricca di opere d?arte e di reliquie dell?ordine francescano. Sotto la Repubblica, nel giorno del SS. Redentore (terzo sabato del mese di luglio) era diventata tradizione che il tempio a lui sacro fosse visitato dal doge e dalla Signoria. La chiesa venne concepita come stazione finale della solenne processione del Redentore che attraversa il canale sopra un ponte di barche. Ancora oggi, ogni terza domenica di luglio viene celebrata la Festa del Redentore: Venezia e la Giudecca vengono unite con un ponte di barche. Nel giorno della vigilia della festa, lungo la fondamenta vengono allestite tavolate per degustare piatti tipici godendosi i fuochi d?artificio.
Hotel Cipriani
LE ZITELLE
Dopo Chiesa del Redentore, continuando lungo la fondamenta della Croce, che prende il suo nome dalla Chiesa della Croce (sec.XVI), oggi Carcere Giudiziario, c?è la Chiesa E il Convento delle Zitelle.
La chiesa, edificata su progetto di Andrea Palladio, è parte di un complesso ecclesiastico voluto dal gesuita Benedetto Palmio per assistere le ragazze povere. La Chiesa di Santa Maria della Presentazione, detta anche delle Zitelle, oggi fa parte dei Monumenti dell?Assistenza Veneziana, di proprietà dell?IRE di Venezia – Istituzioni di Ricovero ed Educazione.
La chiesa, edificata su progetto di Andrea Palladio, è parte di un complesso ecclesiastico voluto dal gesuita Benedetto Palmio per assistere le ragazze povere. La Chiesa di Santa Maria della Presentazione, detta anche delle Zitelle, oggi fa parte dei Monumenti dell?Assistenza Veneziana, di proprietà dell?IRE di Venezia – Istituzioni di Ricovero ed Educazione.
SAN GIORGIO MAGGIORE
La chiesa di san Giorgio Maggiore rappresenta una delle principali opere di Andrea Palladio. La
facciata presenta due corpi laterali che corrispondono alle navate interne e permettono di scorgere le due larghe absidi in mattoni. La cupola sovrasta la pianta a croce del interno a tre navate con il larghissimo transetto. Nella cappella a destra del presbiterio si ammira la Madonna in trono e santi di Sebastiano Ricci (1708). Nel presbiterio l?altare maggiore è valorizzato dal gruppo bronzeo di Girolamo Campagna (1593), mentre le pareti mostrano due opere di Tintoretto, Ultima cena e Raccolta della manna (1594).
Dalla sagrestia si accede alla Cappella dei Morti che conserva le ossa dei benedettini raccolte nel corso della demolizione; forse era l?entrata dell?antica chiesa. La pala dell?altare è di Jacopo Tintoretto, una delle ultime sue opere.
facciata presenta due corpi laterali che corrispondono alle navate interne e permettono di scorgere le due larghe absidi in mattoni. La cupola sovrasta la pianta a croce del interno a tre navate con il larghissimo transetto. Nella cappella a destra del presbiterio si ammira la Madonna in trono e santi di Sebastiano Ricci (1708). Nel presbiterio l?altare maggiore è valorizzato dal gruppo bronzeo di Girolamo Campagna (1593), mentre le pareti mostrano due opere di Tintoretto, Ultima cena e Raccolta della manna (1594).
Dalla sagrestia si accede alla Cappella dei Morti che conserva le ossa dei benedettini raccolte nel corso della demolizione; forse era l?entrata dell?antica chiesa. La pala dell?altare è di Jacopo Tintoretto, una delle ultime sue opere.