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La stragrande maggioranza di quanti visitano l’Egitto limitano il proprio itinerario alla capitale e alla valle del Nilo, dove per altro si concentrano i maggiori tesori della civiltà egizia.  Ma in Egitto, grande tre volte l’Italia, il 90 per cento del territorio inizia invece proprio oltre le sponde coltivate del grande fiume;  peccato si tratti di un terreno arido e inospitale, estremo lembo orientale del Sahara, ripartito nel montuoso deserto orientale ad est, fino alle sponde del Mar Rosso, e in un’enorme distesa di dune ad occidente fino ai confini con la Libia, punteggiata da qualche isolata oasi, non a caso chiamata il Grande Mare di Sabbia.  Quest’ultimo costituisce uno dei deserti più estesi e meno frequentato di tutto il Sahara, battuto dal violento vento khamasin e dalle sue micidiali tempeste di sabbia, evitato anche dalle carovane per la cronica penuria d’acqua.  Parliamo dallo stesso deserto che nel 524 a.C. inghiottì misteriosamente l’armata di 50 mila soldati dell’imperatore persiano Cambise diretta all’oasi di Siwa, dove non arrivò mai.