CARMEN DEL VANDO BLANCO

    

Francisco de Goya y Lucientes (Fuentedetodos (Aragona) 1746-Bordeaux  1828), considerato un precursore della pittura contemporanea nella storia dell’Arte, più romantico che volterriano, più appartenente al XIX che al XVIII secolo, arriva all’Accademia del suo paese a Roma, con 18  ‘Disparates’, un termine che riassume il significato di stravaganze, assurdità, esagerazioni. Si tratta di una serie di incisioni realizzate, insieme a quella dei ‘Disastri della Guerra’ e della ‘Tauromachia’, tra il 1810 e il 1823, circa.

Nella grande quantità di rami in cui si alternano l’acquaforte, l’acquatinta e la punta secca non si nota la stessa evoluzione tecnica della precedente serie dei ‘Capricci’, ma piuttosto l’idea che si perfeziona: nei ‘Disastri’ il racconto è breve mentre nei ‘Disparates’, i bianchi e i neri, le luci e le ombre, sono la natura stessa dei fantasmi che Goya ritrae con sublime creazione.

Le tavole dei ‘Disparates’ esplorano un mondo raro, aleatorio che,  paradossalmente, approfondiscono uno studio dell’umanità. La raccolta passa dal grave al leggero senza mutare l’alternanza di chiaro-scuro in cui i gesti sono accentuati o i personaggi messi nel sacco in modo da impedire ogni loro movimento, denotando una realtà pesante, poco spirituale, percorsa da ansie, schiacciata da potenze invisibili. I racconti delle fate che hanno dato lo spunto ad alcuni ‘Disparates’ apportano l’infinito, l’indipendenza degli esseri umani dalle leggi terrestri, il loro disaccordo.