Testo e Foto di ANNAROSA TOSO


Le rocce di Twyfelfontein
    

Già colonia tedesca, la Namibia è uno Stato indipendente dal 1991 con una popolazione di circa due milioni di persone su un territorio di 824.292 km quadrati.  Il 7% della popolazione è bianca, in maggioranza di origine tedesca. Soprattutto nell?amministrazione pubblica, l?efficienza coloniale non è stata mai smantellata dal nuovo governo. L?impronta tedesca è tangibile e significativa, sia nello stile di vita, nei servizi e nell?architettura delle città più importanti. In Namibia convive comunque una varietà straordinaria di culture: alle numerose etnie indigene tra cui le più note sono gli Herero, gli Himba e i Boscimani si affianca la popolazione di origine europea, orgogliosa di essere namibiana. I diversi popoli convivono in totale armonia, un?altra particolarità di questo singolare paese.
Da qualche anno  la Namibia si è posta all?attenzione del turismo internazionale offrendo un pezzo d?Africa dove la natura è ricca malgrado le zone aride e desertiche, ma è soprattutto diversa dagli altri paesi confinanti. Gli enti preposti prestano una grande attenzione affinché il turismo non danneggi la natura che deve essere fruibile da tutti. Gli accompagnatori, le guide e i rangers  sono molti attenti per esempio a non far violare alcune dune dove l?uomo non è mai salito, a vigilare affinché non si butti per terra né un pezzo di carta, né un mozzicone di sigaretta o ancora peggio oggetti di plastica che non si distruggeranno mai.

Su per le dune
Un viaggio in Namibia, la cui durata ideale va dai 12 ai 14 giorni, offre delle immagini quasi uniche come il deserto del Namib, il più antico del mondo o la costa degli scheletri, così chiamata per quelle carcasse di navi adagiate sulla spiaggia, quasi ricoperte di sabbia che ci ricordano la fine   di tutti i componenti l?equipaggio o le notissime dune di sabbia di un colore albicocca acceso o gli elefanti del deserto, più piccoli perché abituati ad amministrarsi nel cibo e nell?acqua che spesso scavano con la proboscide dopo averne individuata la fonte o tutte quelle migliaia di otarie che vivono protette e indisturbate sulle coste, o ancora il parco naturale di Etosha  al nord del paese, dove gli incontri ravvicinati con i grandi predatori sono garantiti. Un viaggio emozionante per la diversità dei passaggi e delle situazioni, che lascia nella mente ricordi incancellabili.
Per raggiungere Windhoek la capitale della Namibia bisogna volare con la compagnia del paese Air Namibia da Francoforte con un volo di circa 10 ore con il vantaggio che tra Italia e Namibia non c?è fuso orario e non è poco dopo un volo così lungo. L?aeroporto internazionale di Hosea Kutako si trova a 45 km ad est di Windhoek su un altopiano a 1719 sul livello del mare.

La stanza da letto del Little Kulala
    
Il lodge Little Kulala

 

Little Kulala in lingua Swahili significa luogo dove si riposa o si dorme. E Little Kulala è il nome di questo lodge formato da 9 confortevoli ville con arredamento etnico in legno, curato nei particolari con delle stanze da letto gradevolissime dalle quali è un peccato uscirne. Ogni lodge dispone di terrazza sul tetto, dove volendo si può passare la notte dentro dei sacchi a pelo forniti dalla direzione, ma un?oretta, tanto per ricordarsi come sono fatte le stelle, è più che sufficiente, perché il freddo nella notte diventa davvero pungente.

Ogni lodge ha un giardino di piante grasse e una piccola piscina privata con doccia all?esterno. Non ci sono chiavi, perché nessuno ha mai toccato nulla. La corrente elettrica è assicurata da un generatore e le prese di corrente sono per ogni tipo di spina. Al Little Kulala non ci sono ripetitori per cellulari e nemmeno collegamento internet. Una radio serve per le emergenze e per non sentirsi isolati. Il servizio è ottimo così come la qualità del cibo. Ogni pomeriggio prima della partenza per le escursioni, la direzione del lodge offre una scelta di bevande fredde, tè, caffè e dolcetti fatti in casa.

Una duna del deserto del Namib
    
Il deserto del Namib

 

Dal Little Kulala si raggiungono le dune del deserto del Namib che si trovano a circa 60 km, in poco più di un?ora. La partenza dal lodge è prima dell?alba, per poter essere nel posto giusto prima che sorga il sole. E difatti  si assiste in poco tempo al passaggio di svariate sfumature di colori fino a vedere le stelle scomparire dal cielo e il grigio del cielo diventare rosa e poi azzurro. E con il sole arriva anche il calore. A poco a poco ci si scalda e ci si può liberare di giacche e maglie che diventano solo un peso da portare dietro. Lo spettacolo delle dune di un colore albicocca è a dir poco esaltante. Le dune, uno dei simboli della Namibia, le troviamo rappresentate in ogni articolo o opuscolo che racconta di questo paese straordinario. Se arrampicarsi sulle dune costa tanta fatica è talmente appagante raggiungere la cima, che ogni sforzo è premiato poi dalla superba vista che si gode e dalla corsa liberatoria, magari senza le scarpe per scendere giù.
    
Alberi fossili nel lago asciutto di Dead Vlei
    
Il lago di Sossusvlei

 

Ma anche la depressione di Dead Vlei, una arida spianata dove una volta c?era il lago di Sossusvlei, tappezzata di acacie pietrificate,  offre tanta magia. Molti di questi alberi hanno centinaia di anni, il loro legno è immune dagli attacchi delle termiti e l?aria secca ne ha consentito la conservazione.

E poi c?è il canyon di Sesriem, una gola che ricorda vagamente il siq di Petra, anche se di dimensioni più ridotte. Anche qui rocce colorate, sabbia e terreno arido in attesa delle piogge sempre più rare.

Per finire il rito dell?aperitivo al tramonto del sole. In un posto sapientemente scelto da chi conosce il territorio, si fermano e si portano a casa immagini coloratissime, ma con sfumature diverse  da quelle dell?alba.
    
Costa degli scheletri
    
Swakopmund, città tedesca e le otarie

 

Dal Little Kulala con un volo di un paio di ore su un panorama fatto di deserto e di dune si arriva a Swakopmund, una delle città più importanti della Namibia, dall?aspetto tipico bavarese. Non solo la città ha l?impronta della Germania trasferita in questo pezzo d?Africa, ma anche i nuovi insediamenti delle seconde case sulle spiagge, hanno quei tetti tipici per sopportare il peso della neve, che qui non scenderà mai. Ma tant?è.

Dall?alto, prima di atterrare a Swakopmund, l?aereo ha volato basso sulla costa degli scheletri per permettere di vedere le carcasse delle navi adagiate in un posto senza vita e ormai quasi ricoperte di sabbia. Non deve essere stato facile per quegli equipaggi le cui barche si erano arenate in una spiaggia senza fine, su una spiaggia che è in realtà il deserto del Namib, rassegnarsi alla loro sorte.

Vicino Swakopmund si trova Walvis Bay, da dove partono le escursioni in barca per vedere i delfini e le otarie di cui alcune ormai familiarizzano con i turisti e non esitano a salire sulla barca e si mettono addirittura in posa per la foto di rito. Grazie al plancton di cui questa parte di oceano è molto ricco, le otarie vivono magnificamente e hanno battuto un record: hanno superato numericamente la popolazione dei Namibiani. I turisti e gli ambientalisti sono felicissimi di questo record, un po? meno i pescatori che vedono le loro reti sempre più vuote.
    
Le foche della Namibia
    
Il campo tendato del Damaraland
 
Situato nel Damara, il campo ha 9 confortevoli tende dotate di servizi private. Sono molto distanziata una dall?altra, soprattutto quella riservata agli sposi in viaggio di nozze, più ricercata con letto matrimoniale e zanzariera.  Hanno un arredamento spartano ma gradevole e confortevole. Sono dotate anche di cassaforte: anche qui non ci sono chiavi. Una attenzione particolare è riservata alla clientela al momento della sveglia, che avviene quasi sempre prima dell?alba. La persona incaricata  porta un thermos di acqua calda che servirà a preparare il primo tè o caffè della giornata. Ogni tenda dispone di veranda con tavolo e sedie.
La prima colazione e i pasti principali vengono consumati su una grande tavola, insieme agli altri ospiti del campo, così come lo snack pomeridiano. E? molto piacevole scambiare con gli altri le sensazioni vissute fino a quel momento in un ambiente così particolare. Al Damaraland si trova un piccolo ma fornitissimo negozio di abbigliamento e di artigianato locale.
Anche qui i cellulari sono inutilizzabili, così come non esiste possibilità di collegamento internet.

Elefanti del deserto
    
Gli elefanti e la welwitschia

 

Dal Damaraland si parte prima dell?alba per l?interessante ricerca degli elefanti. In questa zona la nebbia è particolarmente fitta e crea un?atmosfera gelida, ma allo stesso tempo ovattata. Ma vale la pena soffrire il freddo e patire qualche disagio anche perché le aspettative sono di tutto rispetto. Qui vivono circa un centinaio di elefanti che si spostano in continuazione alla ricerca di acqua e cibo.

A differenze di quelli che vivono nella savana, gli elefanti del deserto non sradicano le piante, rinunciando a mangiare le radici di cui sono molto ghiotti. Gli elefanti del Namib sanno che se distruggeranno le piante che non sono molte e che hanno una crescita lenta, non avranno più cibo, quindi si limitano a mangiare le fronde.

Nel Damaraland si può vedere la  welwitschia una pianta millenaria che vive solo in Namibia. Il botanico austriaco Friedrich Welwitsch, che la scoprì nel 1860, si inginocchiò per la commozione davanti a questa meraviglia della natura. In tutta la sua lunghissima vita metterà due foglie, lunghe qualche metro che si avvolgono come nastri per l?azione del vento.
    
la welwitschia, pianta millenaria
    
L?effetto visivo è quello di un cespuglio. Questa pianta è molto particolare. Bella e ricercata da tutti quelli che arrivano in questa zona della Namibia, è fotografata come una diva.

Dal Damaraland  si raggiunge, in un paio di ore di fuoristrada,  il massiccio di Brandeberg. Durante la camminata tutta in salita, ma facilmente percorribile, si possono ammirare le pitture rupestri, i petroglifi eseguiti dai Boscimani. E scopriamo disegni di giraffe e di altri animali ormai scomparsi da questi luoghi, che sono arrivati a noi aridi e desertici. Un segno del passato ma prepotentemente presente.

 

 

 

 


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