LUISA CHIUMENTI
Una mostra di quaranta opere di Ettore De Conciliis, scelte dalla collezione presente presso lo Studio Museo Raccolta Ettore De Conciliis (inaugurato un anno fa nel Centro storico di Fiano Romano ( RM)) è stata allestita presso la Sala Giubileo del Complesso del Vittoriano in Roma.
L?esposizione, organizzata da ?Comunicare Organizzando? e promossa dalla provincia di Roma ( Assessorato alle Politiche della Cultura , della Comunicazione e dei Sistemi Informativi), mette in evidenza molto bene una parte del percorso creativo di De Concillis, in cui l?artista ha voluto soprattutto ?celebrare la Natura?, intendendo appunto l?arte
come ?strumento di conoscenza ed esaltazione? del mondo in cui viviamo e sul quale purtroppo si continua ad esercitare una violenza sempre più irrimediabile.
Ed ecco allora che proprio in difesa della Natura, l?artista vede la possibilità di un riscatto nel dipingerne la bellezza, finché sopravvive, preservandone così parte della vita nella memoria futura.
Ma se tale culto e profondo rispetto per la Natura ha fatto sì che De Conciliis venisse criticamente avvicinato alle esperienze ed alla sensibilità dell?impressionismo, del post-impressionismo e dei macchiaioli, tuttavia si può ben notare come le sue ?emozioni? si manifestino come qualcosa di molto più forte che una pura ?impressione? e siano piuttosto da vedere come una profonda ricerca di una vera simbiosi con la Natura, che egli ripropone poi sulla tela, con un efficace cromatismo che appare avvolto e permeato dalle reali condizioni atmosferiche.
Diverso è il modo con cui De Conciliis ha trattato il tema della natura morta, in cui si percepisce da un lato una molto maggiore intensità di colore e forza nel segno e dall?altro un ben preciso studio del rapporto prospettico fra gli oggetti e fra questi e lo spazio in cui sono inseriti. Tale tipo di impostazione fa subito pensare agli anni della sua formazione romana in cui studiò architettura e frequentò gli Studi degli scultori Michele Guerrisi, Venanzio Crocetti e Marino Mazzacurati.
Da quegli inizi scaturì peraltro tutta quella specifica produzione che De Conciliis dedicò con grande attenzione al ?territorio? e che dimostrano le sue caratteristiche di uomo sensibile alla rappresentazione di istanze sociali e politiche.
Lo vediamo così impegnato nello studio delle tecniche della pittura murale in Messico, con David Alfaro Siqueiros, per arrivare poi a produrre i suoi famosi murales, dal ?Murale della Pace ? del 1965, opera di 120 mq. nella chiesa di San Francesco ad Avellino, al ?Sistema clientelare-mafioso e non-voiolenza del 1968 ( di ben 200 mq.) nel Centro Studi di Danilo Dolci a Trappeto ( Pa); a ?La occupazione delle terre e lotta per lo sviluppo? del 1970-?72 a Fiano Romano, in collaborazione con Carlo Levi, Rocco Falciano ed Ernesto Treccani.
Di grande interesse in quest?ambito, è il suo avvicinamento ad una ?land art work? molto particolare, rappresentata da una serie di massi-sculture che costituiscono un insieme plastico-architettonico, dal titolo assai suggestivo e toccante : ?Il memoriale di Portella della Ginestra? del 1980. I massi sono stati ideati infatti in corrispondenza delle traiettorie dei proiettili esplosi dalla banda di Salvatore Giuliano nell?eccidio del 1° maggio del 1947.
Dal 1980, all?età di circa quarant?anni (é nato infatti ad Avellino nel 1941), De Concilliis, lasciando in parte la sua attività in questo campo, si è dedicato maggiormente a generi diversi, che vanno dai paesaggi alle nature morte, esponendo, dal 1980, le numerose sue opere in prestigiosi allestimenti di mostre in Italia e negli Stati Uniti.
Ricordiamo infine come attualmente Ettore De Concillis stia completando il ?Parco della Pace?, ancora un??opera territoriale? di ben 11 ettari, presso il Consiglio regionale del Lazio e, rinviando per ogni approfondimento, alla bella mostra ed al Catalogo (edito da Skira, e curato da Marina Pizziolo), concludiamo con le parole di un eminente critico, Maurizio Calvesi: ??Gli svariati temi di paesaggio si ripetono in momenti sempre rinnovati, di sottile ma intensa poesia, nel riprodursi inesauribile di una vocazione pittorica che si fa sempre più raffinata, raggiungendo altissimi livelli di qualità, risultati sensibili degni di essere catalogati nella storia della grande pittura?.
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