LUISA CHIUMENTI



    

La grande mostra  ?Roma di Piranesi. Vedute della città antica e moderna?, che è stata allestita (dal 14 novembre scorso), nella prestigiosa sede del Museo del Corso in Roma riveste un interesse particolare, rispetto ad altre mostre sulle vedute romane, perché è soprattutto incentrata sulle primissime ?vedute? tirate dal maestro veneziano e provenienti dalla famiglia dei Duchi di Wellington.

Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele e diretta dal dott. Parasassi, l?esposizione, che è stata curata da Mario Bevilacqua e Mario Gori Sassoli, nell?allestimento di Jean Paul Troili, dà un?immagine affascinante e completa di quella che era la Roma del Grand Tour, una città moderna che si offriva a modello alle capitali europee, ma era anche luogo privilegiato di incontri fra artisti, intellettuali e aristocratici di tutta Europa.

La mostra  si presenta con un taglio particolare e riesce a condurre il visitatore verso una conoscenza più approfondita non solo delle immagini in sé, ma anche della loro genesi, dedicando un?intera sezione al Piranesi architetto, ma anche presentando un prezioso suo ?taccuino giovanile? ( per la prima volta concesso per essere  esposto al pubblico ).


    
E nel ?Taccuino di Modena? appaiono disegni, appunti, schizzi e note, che aiutano ad entrare nel ?processo creativo e formativo dell?artista?, contrassegnato peraltro da vari momenti, come, ad esempio, quello corrispondente al suo secondo soggiorno veneziano.

E? il luglio del 1745, quando Piranesi, lasciata  Roma per ritornare a Venezia, deciderà poi di rimanervi per oltre due anni ( fino al settembre del 1747 ): si tratterà in effetti di un momento molto importante (messo in luce soltanto dalla recente storiografia), per chiarire certe posizioni essenziali della sua formazione.

Alcuni fogli con disegni per stucchi e pannelli confermano il momento di ricerca da parte del giovane artista che, come ricorda Legrand, era molto determinato nel suo desiderio di voler lavorare con Tiepolo ed essere assunto come decoratore in qualche cantiere di grande palazzo patrizio ( cfr. Mario Bevilacqua. ?Roma di Piranesi. Vedute della città antica e moderna? in Catalogo della mostra ?La Roma di Piranesi. La città del Settecento nelle grandi vedute? a cura di Mario Bevilacqua e Mario Gori Sassoli ? Fondazione Cassa di Risparmio di Roma ? ed. Artemide).


    
E a Venezia, dopo le prime vicende romane,  Piranesi intensifica la frequentazione con il mondo dell?incisione e dell?editoria e in particolare anche con i numerosi architetti disegnatori e incisori che accompagnavano la grande opera di promozione che svolgeva allora il console Smith. Sono gli anni in cui si avvia la stesura dei ?Capricci? e dei due frontespizi delle ?Vedute di Roma? ed è interessante il lavoro di collaborazione che Piranesi presta in questo stesso suo secondo soggiorno veneziano, con Felice Polanzani, per la pubblicazione dei disegni palladiani  cui aveva dato allora l?avvio Giorgio Fossati.

Ed è il rientro a Roma, in coincidenza con la pubblicazione del rame con la ?pianta piccola di Roma moderna? del Nolli, inciso da Piranesi e Carlo Nolli,  che segnerà, come sottolinea giustamente Bevilacqua,  il suo definitivo e indissolubile legame con la città. Si tratta ancora di una topografia scientifica dell?Urbe in cui compaiono i piccoli inserti vedutistici con le immagini di San Pietro ed i grandi monumenti civili e religiosi della Roma di Clemente XII e Benedetto XIV: S. Maria Maggiore, S.Croce in Gerusalemme, Fontana di Trevi e la  Consulta. Ma ecco iniziare, da questo momento in poi, la pubblicazione delle grandi vedute e monumenti come tavole autonome e non più soltanto come ?inserti vedutistici?.


    
Ed è molto interessante notare quanto osserva acutamente Bevilacqua, ossia il fatto che proprio in questo passaggio della formazione di Piranesi, al suo ritorno da Venezia, si manifesti la sua sorprendente capacità di ideare e realizzare ?tavole di  grandi dimensioni e di forte impatto compositivo? ( ivi).

Forse contribuirono a questa sua così forte maturazione gli esempi veneziani di Carlevaris e Canaletto ( ?Vedute prese dai luoghi, altre inventate?, 1744), come pure  la ?Scelta di XXV vedute delle principali contrade , Piazze, Chiese e Palazzi della città di Firenze e le ?Vedute delle ville e d?altri luoghi della Toscana? di Giuseppe Zocchi, tirate nel 1744 e 1745, con tavole di grande formato, volute dal grande mecenatismo del marchese  Andrea Gerini.

Le varie tematiche sono state quindi approfondite dai saggi redatti in Catalogo ( edito da Artemide ) dal Soprintendente Strinati, dal curatore Bevilacqua,  da John Wilton-Ely ( sul Grand Tour dei viaggiatori britannici e la fortuna del Piranesi in Inghilterra), da Marcello Fagiolo sulla Iconologia della Roma Piranesiana e da Francesca Lui  ( per i rapporti di Piranesi con gli artisti francesi).

 

Per informazioni: 06 69190880