LUISA CHIUMENTI



    

Presso la Chiesa del Carmine di  Taormina è stata allestita, per la  cura di Isabelle Maeght, una particolare mostra delle opere su carta di Joan Mirò, uno dei più grandi protagonisti dell?arte del Novecento, esaltandone  particolarmente la grande scelta cromatica, quasi ?esplosa? negli ultimi venticinque anni di vita dell?Artista, anche se comunque sempre presente e ben visibile fin dalle opere dei suoi esordi.

Ed il nome dei Maeght, così importante nella vita artistica di Mirò ( per lo stretto rapporto che ebbe con la famiglia, sia sul piano dell?amicizia sia su quello professionale perché Aimé Maeght fu il suo mercante d?arte), riappare fortemente in questa mostra di   Taormina, perché fu proprio Isabelle a volere la mostra, unitamente alla Fondazione Maeght  progettata dall? architetto Sert nel 1964 a Saint-Paul-de-Vance ( con le pitture, le sculture policrome, le vetrate, il ?labirinto in ceramica?) e a Barcellona nel 1976 ed ora sempre viva e vitale quale  ?unico esempio di Fondazione privata , che non dipende dall?amministrazione dei musei nazionali e non beneficia di alcuna sovvenzione pubblica?.


    
Aimé Maeght, amico di Bonnard e Matisse,  dopo aver aperto a Cannes una stamperia nel 1930, aveva dato vita alla sua prima Galleria nella stessa città, per poi spostarsi a Parigi.

E se una delle prime opere su carta può essere considerata quella ?acrobata en el jardin nocturno?, del 1948, una litografia a cinque colori stampata da Mourlot frères a Parigi, fu in effetti l?incontro con Maeght a Parigi (dove Mirò si era trasferito già dal ?36), ad essere determinante per l?Artista, fin da quando, già nel 1947, egli aveva realizzato il manifesto della sesta esposizione internazionale del surrealismo ( retour d?Amerique? ),  che Breton e Duchamp avevano organizzato proprio per l?apertura, a Parigi, della Galleria Maeght.

E fu con le edizioni Maeght che Mirò realizzò, in una sorta di vero e proprio ?sodalizio?, la maggior parte delle sue opere grafiche dal dopoguerra, fino quasi alla sua morte ( avvenuta nel 1983 a Palma de Mallorca).


    
E? da notare inoltre come le opere grafiche di Mirò, come sottolinea Giovanni Iovane (?Joan Mirò, opere grafiche 1960-1980?, in Catalogo della mostra, a cura di Isabelle Maeght ? Silvana editoriale 2006 ), siano a mano a mano scaturite  dalla accesa creatività dell?Artista, parallelamente alle opere pittoriche, come se ne avvenisse una sorta di ?cristallizzazione rispetto ai dipinti coevi, come si può vedere  ad esempio, con la ?Donna e uccelli al levar del sole ( 1946 ) e la ?Donna davanti al sole ? (1950).

I caratteristici segni e i colori vividi delle opere su carta, nell?esposizione di Taormina, mettono bene in evidenza tutta la straordinaria forza creativa del grande maestro catalano, che ebbe la capacità di vivere  ed operare nella vita come in un sogno, anche attraverso questo particolare settore della sua produzione.

Sono infatti 63 le opere su carta presentate a Taormina,  litografie ed acqueforti originali realizzate fra il 1960  e il 1980, nel periodo della stretta collaborazione fra Mirò e lo stampatore francese. In esse i colori primari appaiono evidenti  e forti nella giustapposizione di macchie decise, sulle quali si intersecano, con un gioco sicuro di neri tratti rettilinei e di volute, in una visione quasi onirica del mondo  (in cui difficilmente si può rintracciare una sia pur lieve mimesi del reale), i noti ?segni? fantasiosi, caratteristici dell?Artista.


    
E forse, visitando lo ?studio Sert? e l?edificio di Son Boter a Mallorca ( attualmente sedi della Fondazione Mirò ) , con gli armadi, le mensole e le pareti colme dei suoi ricordi ( ritagli di giornale, immagini e oggetti di ogni tipo ) si può meglio comprendere, come annota ancora Iovane ( Catalogo cit. ), come ?uno degli elementi caratteristici del procedimento artistico di Mirò? sia quello ?di costruire un?immagine fantasmagorica con una moltitudine di piccoli episodi pittorici?.

 

 

 

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