MASSIMO BERTI
Si parla di Alberto Sordi come di un esempio vivente, come spesso si dice, delle virtù e dei vizi tutti italiani.
Forse per questo motivo ogni personaggio medio, interpretato da Alberto tra il 1954 e il 1960, ottiene un forte successo di critica e di pubblico.
La nascita di questo filone cinematografico tutto nuovo, basato su eroi e personaggi negativi odiati ed apprezzati allo stesso tempo, si verifica, però, anche grazie al contributo fondamentale dello sceneggiatore Rodolfo Sonego, con il quale Sordi instaura da subito un rapporto intenso di collaborazione ed amicizia.
L?istinto e lo spirito di osservazione dell?attore, infatti, sono eccezionali, ma Sonego dà spessore e spiega i motivi di ogni caratterizzazione fotografando, quindi, il prototipo della società degli ?50 e ?60.
Come non ricordare, dunque, due espressioni tipiche di questo atteggiamento, di questo personaggio tanto plasmato e tanto ben riuscito da farci ricordare Alberto Sordi con indignazione, antipatia, e tantissimo affetto?
In ?Buonanotte? avvocato? (1955), ritroviamo Alberto Santi, giovane avvocato, che benché ami sua moglie Carla, pensa spesso con nostalgia alla sua vita da scapolo. Quando Carla (una Giulietta Masina più in forma che mai) parte per Roma per un congresso di donne cattoliche, Alberto si accorda con un amico per passare la serata in un locale notturno, in dolce compagnia.
Al momento di uscire da casa, però, una giovane ed elegante signora fa irruzione nell?appartamento.
La donna, di nome Bianca Maria, sta fuggendo da un marito geloso, ed Alberto già pregusta una piccante avventura.
La esorta, dunque, a passare la notte in casa sua, ma non tutto andrà come Albertone sogna?
Se già la trama di questo film dà un?idea di quanto Sordi si cali nel personaggio e ne amplifichi i tratti peggiori, e per questo maggiormente comici, l?analisi si completa parlando di una pellicola di poco successiva alla precedente.
?Il conte Max? (1957), rappresenta, per certi versi, un cult del genere comico italiano di quel periodo, senza tralasciare una vena neorealistica.
Pur essendo un remake de ?Il signor Max?, interpretato nel 1937 da Vittorio De Sica, la grande capacità di regia di Giorgio Bianchi, che con Sordi suggellerà un secondo sodalizio artistico invidiabile (?Via Padova, 46? del 1953, ?Buonanotte? avvocato?, ?Il Moralista? del 1959, ?Brevi amori a Palma di Maiorca? del 1960), amplia e magnifica i personaggi e la storia stessa.
Alberto, giovane edicolante della via Veneto romana tanto in voga in quegli anni, vivacchia grazie alla sua piccola bottega ed agli zii, che pur essendo molto affettuosi lo trattano ancora come un bimbo.
Il giovane frequenta un certo conte Max Orsini Varaldo, nobile decaduto che si rapporta alle persone in base ai servigi che costoro gli possono offrire (storica una delle battute del conte, che per far capire come l?abito non faccia il monaco, dice ad Alberto: ?Chi sono i miei amici? Tu, il droghiere, il fornaio??, ma l?allusione della sceneggiatura va a ben altri significati?).
Alberto porta i giornali al conte, il conte gli insegna a vivere nell?alta società, tra mille gag geniali quanto semplici e dirette.
Per le feste natalizie, Alberto, invece di soggiornare nella solita Capracotta imposta dagli zii, segue il consiglio del conte e si invola verso Cortina, verso una vita fatta di sfarzo, grazie ai risparmi di una vita, e verso una serie di equivoci che lo porteranno ad incastrarsi tra gente di tutt?altro lignaggio?
De Sica, questa volta, è chiamato ad incarnare il conte spiantato che alleva Alberto come un figlio, ed i giochi di recitazione che creano le scene perfettamente ritmate tra i due, danno peso alla loro indubbia grandezza.
Il cast che accompagna De Sica e Sordi è di tutto rispetto, e la compagnia dei ricchi snob è assortita con gran gusto per l?osservazione dei fenomeni dell?alta borghesia di quel periodo.
Si potrebbe disquisire per ore dell?universo di Alberto Sordi, del modello da lui stesso creato e coltivato per almeno un decennio, ma tutto questo merita un apposito appuntamento? il prossimo.