LUISA CHIUMENTI



        

Il Museo Nazionale del Bargello ospita, dopo  quasi trent?anni dalla grande esposizione, tenuta nel 1978 a Vienna, Londra ed Edimburgo, la prima grande mostra monografica al Giambologna (Douai 1529c. ? Firenze 1608), il più grande scultore europeo della seconda metà del Cinquecento.

L?esposizione dal titolo assai significativo : ?Giambologna. Gli dei, gli eroi. Genesi e fortuna di uno stile europeo nella scultura? , che ha visto promotori e protagonisti  Antonio Paolucci, Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino ed Edoardo Speranza, Presidente dell?Ente Cassa di Risparmio di Firenze, è stata diretta e coordinata da Beatrice Paolozzi Strozzi , permette al grande pubblico di ammirare in tutta la loro sfolgorante bellezza, nelle belle sale del Bargello, le più sensazionali sculture del Giambologna (circa cento opere firmate o documentate), provenienti dai grandi musei del mondo, selezionate e  studiate dai più grandi conoscitori e specialisti nel mondo.


    
In tal senso la mostra rende anche ampia testimonianza di un periodo in cui l?arte fiorentina  era veramente all?apice,  negli anni compresi tra la seconda metà del XVI e i primi decenni  del XVII, anni in cui lo ?stile fiorentino rappresentava la lingua dominante  e condivisa nelle élite culturali d?Europa?.

Firenze fu peraltro la città in cui l?artista trascorse quasi tutta la sua lunga vita, quale ?scultore di corte dei Medici?   ( in particolare del granduca Francesco )  ed è proprio il Museo Nazionale del Bargello, che  è custode oggi di molte delle sue opere più famose come ad esempio i preziosi ?bronzetti? delle raccolte granducali, ma anche sculture di grande formato, provenienti dalle ville e dai giardini medicei, come il celeberrimo Mercurio, già sulla fontana di Villa Medici a Roma; o come il gigantesco Oceano marmoreo, un tempo nel Giardino di Boboli.

Pur essendo d?origine fiamminga (il suo vero nome era Jean de Boulogne), l? artista s?era formato artisticamente in Italia, dov?era arrivato giovanissimo, scegliendo Michelangelo come maestro ideale e Firenze come patria d?elezione. Da quando vi giunse, neppure trentenne, nel 1556, non lasciò più la città che per brevi intervalli  ( come un soggiorno giovanile a Roma ), lavorando nella sua casa-bottega di Borgo Pinti, dove si traducevano ?in piccolo? e ?in grande? – nel bronzo, nell?argento, nel marmo – le straordinarie invenzioni del maestro.
    
Ed ecco così  nascere  le Veneri bagnanti delle fontane, ma anche le piccole, preziosissime Veneri del Gabinetto Imperiale di Vienna o della Kunstkammer di Dresda, che i Medici offrirono in dono diplomatico ai potenti regnanti d?Oltralpe, da loro accolte e custodite come gioie: oggi  in mostra al Bargello assieme ad altri celebri bronzi del Giambologna (come il  Mercurio, Marte, Ercole in tutte le sue ?Fatiche?, il Ratto di Deianira e il Ratto delle Sabine, che traduce ?in piccolo? il suo gruppo monumentale forse più famoso?), nelle loro varianti più significative e nelle loro redazioni di più alta qualità, talvolta addirittura firmate o siglate dal maestro.

Lasciando quindi i lettori all?emozione di una visita alla mostra, per poter godere di tanta bellezza, vorremmo fermarci su un particolare settore dell? arte del Giambologna ( anche presente in mostra), quello dei ?modelli?.

A questo proposito, dopo la sua prima formazione, troviamo interessante segnalare come il soggiorno romano del Giambologna, che durò circa due anni ( subito dopo il suo apprendistato  presso la bottega di Jaques Dubroecq a Mons nell?Hennegau),  sia stato impiegato soprattutto per copiare in cera e terracotta le più importanti sculture antiche che poteva osservare in città. Era questo evidentemente un modo per appropriarsi di quelle forme plastiche  che nella loro fluida ed equilibrata tridimensionalità costituivano per lui un modello insuperabile. E se pure tali modelli in terracotta sono andati perduti nella loro totalità, si è conservato tuttavia un modello in legno di acacia ( alto 46 cm. ),  raffigurante Giulio Cesare, che può dare un?idea abbastanza vicina al vero del modo del Giambologna nell?eseguire tali modelli.


E come sottolinea Volker Krahn nel suo saggio ?I bozzetti del Giambologna? ( in Catalogo della Mostra, a cura di Beatrice Paolozzi Strozzi e Dimitrios Zikos, ed. Giunti 2006 ), l?uso del legno per i bozzetti era piuttosto consueto nella pratica della maggior parte degli artisti cisalpini. In particolare sembra che ci fosse un periodo in cui gli scultori tedeschi amavano ritagliare il loro modello da un unico pezzo ligneo ed a volte, ?per lo stupore degli Italiani, sostavano sulla Piazza S. Pietro  e sul ponte Sant? Angelo, intagliando le opere del Bernini? ( ivi ).

Ma il soggiorno romano dell?artista fu molto importante anche per il suo incontro con Michelangelo di cui certamente lo affascinò il modo di ?modellare? e la cui ammirazione apparirebbe anche bene espressa in un disegno di Federico Zuccari ( conservato presso la National Gallery of Scotland di Edimburgo), in cui il Giambologna appare ritratto mentre reca in mano un modello michelangiolesco molto noto agli artisti cinquecenteschi.

Dopo i piccoli modelli in terracotta o cera, venivano poi eseguiti anche modelli ?medi? e ?grandi? ,  modelli in terracotta o stucco che corrispondevano esattamente in scala alla futura opera in marmo.


    
Così il primo ?modello in grande? del Giambologna ( realizzato in stucco nel 1560 ), fu quello realizzato per partecipare al concorso, ritenuto molto prestigioso per gli scultori della metà del Cinquecento, per la fontana in piazza della Signoria a Firenze. 

Il modello fu molto ammirato, particolarmente dal Vasari, e ritenuto uno dei migliori fra quelli presentati da tutti gli altri concorrenti, ma il Giambologna non vinse ugualmente il concorso, perché ritenuto non ancora abbastanza famoso e l? incarico fu assegnato all?Ammannati.

Ricordiamo ancora che, alla chiusura della rassegna fiorentina (il 15 giugno), la mostra verrà allestita ? in edizione ridotta -  al Kunsthistorisches Museum di Vienna, prestigioso partner dell?iniziativa.

 

 

Per informazioni:


Museo Nazionale del Bargello ? Via del Proconsolo, 4