BARBARA ROSSI
Al Complesso del Vittoriano, spazio espositivo che in questi ultimi tempi ha trovato nuova vitalità, si tiene, sino al 24 marzo, un interessante mostra di ciò che possiamo definire senza margine d? errore ?espressione di cultura contemporanea?. Attraverso una serie di esempi eccellenti questa mostra illustra l?attività della Cooperazione italiana nel corso dei suoi 35 anni di attività. L? esposizione ha ottenuto l? Alto Patronato della Repubblica Italiana e il Patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e della Presidenza del Consiglio dei Ministri; è promossa dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari Esteri in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è stata realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia.
Un progetto ambizioso e prestigioso. Vediamo perché.
Come ci ricordano gli autorevoli ospiti pervenuti ad inaugurare tale mostra, tra la fine degli anni ?70 e l? inizio degli anni ?80 per la prima volta , attraverso la cruda realtà delle immagini trasmesse dai telegiornali, gli italiani hanno la chiara percezione del drammatico fenomeno della fame e della miseria di cui soffrono alcuni paesi del mondo. Si sviluppa così un interesse dell? opinione pubblica e dei partiti politici intorno a queste problematiche . Fino a quel momento, la politica di aiuti seguiva i dettami della legge 222/1971. La cooperazione avveniva troppo spesso in modo frammentario e con una gestione non sufficientemente coordinata, nella quasi totale indifferenza degli attori pubblici; è solo del 1987 che viene varata una legge più efficace, la legge n. 49, che colloca la Cooperazione quale ?parte integrante della politica estera dell? Italia? (art.1). Seguono importanti iniziative e dibattiti: il ruolo del volontariato, la misura dell? intervento in Somalia, gli interessi commerciali sulle esportazioni; nasce l? Ipalmo e nascono le prime ONG, associazioni che tanta voce in capitolo avranno nell? immediato futuro.
Dopo questa breve introduzione storica, peraltro contemplata nell? impianto espositivo, Giuseppe Deodato, Direttore Generale per la Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e Gilberto Bonalupi, Direttore di Politiche Internazionali, ci spiegano come meglio comprendere gli snodi legislativi fondamentali, la definizione delle strategie nelle varie aree della terra ( 115 sono i paesi beneficiari della Cooperazione italiana) e nei diversi settori di intervento ( ambiente, sanità, istruzione, lotta alla fame e alla povertà ecc..)
E? dunque una mostra estrinsecamente culturale. Attraverso una comunicazione mirata di immagini e racconti – fortemente voluta Ministero degli Affari Esteri e curata personalmente dal Capo Servizio Stampa Pasquale Terracciano – possiamo riflettere sul contributo che il nostro Paese ha svolto, nel tempo, per sostenere l? attività di cooperazione a livello mondiale; quale è stato il percorso, quali gli obbiettivi e quale ritorno di immagine politica esso abbia comportato ieri e quale sia il ruolo di una politica estera siffatta, oggi. E? inoltre possibile comprendere come si configuri praticamente il concetto di ?aiuti e assistenza? legati a momenti di emergenza che pure ci hanno riguardato e il concetto di ?sostegno? , inteso come corresponsabilità dei paesi ai processi di sviluppo, rispettandone tempi, modalità e cultura, come bene sintetizza Giorgio Giacomelli, Presidente di Hydroaid.
Energicamente Alfredo Luigi Mantica, Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri, espone la visione contingente della politica di questo governo. La politica di intervento coordinato sullo sviluppo delle economie dei paesi poveri è uno strumento di politica estera importantissimo. Non è un dono, nel senso che non è atto unilaterale per spirito di fratellanza; non è liberalità , non è cioè mero spostamento patrimoniale dal donante ( i paesi ricchi) al donatario ( i paesi poveri); non è cultura dell? emergenza, perché non deve stare agli umori di questo o quel esecutivo con finanziamenti più o meno ingenti. Non è infatti solo una questione di somme. Il denaro non sempre è lo strumento più adatto, spesso genera solo corruzione, laddove, ad esempio, non esistono le strutture per spendere, laddove il ritorno è limitato da un iter costoso e inconcludente. La presunzione, avvertita fino a qualche anno fa, di poter intervenire direttamente sullo sviluppo, donando, volendo parafrasare, un numero sufficiente di reti e insegnare come usarle nella pesca, ha prodotto, malgrado le migliori e intenzioni, un successo solo parziale. Riconoscere i paesi del Golfo di Guinea ( tra tutti proprio la Costa d? Avorio) come beneficiari di politiche di intervento, dotarlo di macchinari per la modernizzazione della raccolta del cacao, prima risorsa nazionale, e poi approvare, in Parlamento Europeo la disposizione per cui è possibile fare il cioccolato senza il cacao equivale a dare la rete e ad avvelenare le acque?
Un importante occasione per i cittadini di informarsi sulla destinazione di una parte di spesa pubblica contestualmente alla legislazione vigente e prendere coscienza, riconoscendo nell? impegno politico del nostro Paese, di un aspetto del nostro ordinamento che ci lega direttamente ai principi più saldi della Costituzione.
Roma, Complesso del Vittoriano
Ala Brasini, Salone Centrale e Sala Giubileo
Via San Pietro in Carcere
Sabato 18 febbraio ? venerdì 24 marzo 2006
Dal lunedì al giovedì 9.30-19,30 ? venerdì e sabato 9.30-23.30, domenica 9.30 ? 20.30
Ingresso gratuito