CLOTILDE PATERNOSTRO


Al caffé

Un titolo vero ma sbagliato. Che Zandomeneghi sia vissuto assieme agli impreesionisti è vero, ma che sia stato anch?egli un impressionista come lascia intendere il titolo della mostra, è sbagliato; un impressionista non lo fu davvero, altro è la sua pittura: un solido realismo come tutto il buon Ottocento italiano.

 

Federico Zandomeneghi ( Venezia 1841 – Parigi 1917) è stato definito uno dei tre pittori italiani, De Nittis, Boldini, Zandomeneghi, impressio­nisti anch?essi, ma è forzatura letteraria e nulla più. Che abbiano amato Parigi, che ad essa si siano ispirati – come resistere al fascino di Parigi, del resto – che ne abbiano ammirato lo spirito e l?ambien­te, che ne abbiano ritratto figure con lo spaccato della società Bella Epoque, non significa che fossero impressionisti. Zandomeneghi espose talvolta con gli impressionisti partecipando quindi alle loro mostre e fu tentato anche dalla loro pittura ma in realtà non fu mai, né come spirito né come pittura, un impressionista vero ( inutile cercare forzature per compiacere la moda. De Nittis, Boldini, Zandomeneghi, i tre italiens de Paris, mai furono impressionisti. Una per tutte diciamo una verità non voluta e data per compiacimenti storico-letterari e non realistici).

Il risveglio
Federico Zandomeneghi presentato a Roma al Chiostro del Bramante con una notevole mostra: ?Federico Zandomeneghi, un veneziano tra gli impres­sionisti?, a cura di Renato Miracco e Tulliola Sparagni, sino al 5 mar­zo 2006 (catalogo Mazzotta),è, e rimane, un ottimo pittore legato al realismo e alla sua particolare concezione tra il timbrico e il tonale. L?esperienza macchiaiola della giovinezza lasciò traccia ben eviden­te nella sua pittura e del plein air vi è solo talvolta qualche accenno. Va anche detto che alcuni suoi quadri, ad esempio come :Signora al balcone (1880 ca.), presentano situazioni divisioniste e va rammentato, soprattutto il suo accostarsi, verso il 1890, alla pittura di Renoir, in specie nel tema prezioso dei fiori e delle nature morte. Qui l?ac­cento plastico è dominante con la finezza del tratto, del disegno perfet­to e la calda suggestione del colore limpido. In sintesi: vivere a Parigi non significa essere o divenire necessariamente impressionisti. Ci si può accostare alla pittura allora in voga, la si può apprezzare e so­stenere, si può anche esporre assieme agli impressionisti, specie per la scelta dei temi, ma sta di fatto che la cultura e la scuola che, ad esem­pio Zandomeneghi, aveva acquistato e portato a Parigi come bagaglio per­sonale, non potevano andare perdute né essere cancellate. Punti comuni ve ne sono, ma nei temi: la donna, la moda, il nudo, l?ambito sociale, ma sono, appunto, temi/ L?en plein air è altra cosa.

Place Pigalle
Fatta questa precisazione più che doverosa, guardiamo la mostra del Chio­stro del Bramante di Roma. La mostra fa cesura tra i due periodi della pittura di Zandomeneghi, quello della giovinezza coi macchiaioli e quel­lo della maturità a Parigi dove visse dal 1874 sino alla morte. E noi ci fermiamo al secondo periodo. Bello, Al caffè (1884), scena di vita brillante – la signora elegante con la veletta e il piccolo bouquet di violet­te e dal sorriso luminoso, sereno ; o le scene di quartiere: Place ?Pigalle (1911-14) – una folla di figure festose e le tre fanciulle in pri­mo piano. Quale splendido realismo in quel notevole quadro : A letto ( ra­gazza dormiente) (1878), interessante peraltro il disegno dei fiori alle pareti di un delicato liberty. E che dire del suo amore per Montmartre dove l?Artista respirò l?aria di una Parigi ancora campestre, vediamo quale esempio Casetta a Montmartre (1880) o Il tetto rosso (1882 – 86), ope­re di una impostazione figurale modernissima. Ma tema preferito di Zandomeneghi fu la donna; splendidi i suoi nudi, sensuali ma sempre raffinati; eccellente il suo Nudo di donna (1893 -1900), dalla figura perfetta nella scansione formale e nel risalto dell?incarnato roseo sul drappo scuro dello sfondo. Erotico e pure elegantissimo Le calze nere (1896 ca.) come Le scarpine nere (1896), ossia:?Il sacro rito della toilette?. E celebrò il paesaggio anche il Pittore, esempio le due casette bianche di Paesag­gio (1876 -1900) con tanta pace e serenità palese: ? un piccolo paradiso… in fondo al mondo?.

Il mazzo di fiori
Un pittore completo in ogni aspetto è Zandomeneghi; quadri che tanto fan­no sentire la vita specie nelle scene intimiste del mondo domestico e familiare, bello il dipinto: In salotto (entre amies) (1913) garbatissimo e delicato nelle due figure di donna, l?una in piedi intenta a sistema­re i fiori e l?altra seduta, riprese in un dialogo delicato nello squisi­to salotto fine Ottocento.

Federico Zandomeneghi. Schivo, riservato, ombroso, Zandomeneghi mai fu conscio pienamente dei propri mezzi, convinto dei propri meriti, tanto da fargli dire, ancora nel 1908 all?amico Vittorio Pica:? la mia pittura non è abbastanza popolare per imporsi in una mostra dove, non sono rima­sti che i quadri fatti apposta, e poi, vecchio come sono, non sento il co­raggio di esporre le mie opere ad un rifiuto?. Tuttavia già nel 1893, Arsène Alexandre, per la mostra di Zandomeneghi alla prestigiosa Galerie Durand-Ruel precisa, con acume e attenta osservazione: ? Non volendo essere insipido e non potendo osare feroce….ha dovuto attendere un po? più a lungo degli altri che si comprendesse la sincerità della sua arte?. E finalmente solo nel 1930 Sironi, sulle colonne del ?Popolo d?Italia?, in riferimento alla mostra della galleria Pesaro, scrive: ? Assai importante è la mostra di Zandomeneghi, un artista Ottocento fino alla punta dei capelli, ma dal quale i nostri ottocentisti del 1930 potrebbero imparare a sgranchirsi le gambe?.


? Un veneziano, tra gli impressionisti? , come compagni del suo quoti­diano vivere a Parigi, ma pittore italiano e realista con un tocco di intima vivacità, dissimulato nella quieta visione di un quotidiano riserva­to e silente. Sensibilità acutissima e finezza d?animo è in Zandomeneghi come rilevabile in ogni sua tela; quadri stimabili per signorile atteggia­mento nei confronti della vita, pur se difficile ( e pur se con amarezza), sempre accettata e vissuta dall?Artista.