Testo e Foto di TERESA CARRUBBA
Villa Medicea di Poggio a Caiano
E? una valle di dantesca memoria quella che si snoda lungo il corso del fiume Bisenzio. E che annoda i fili della storia collegando tra loro centri di grande interesse storico, artistico e ambientale come alcuni comuni della provincia di Prato, Vernio, Murlo, Cantagallo e Vaiano. Ma è anche una valle che profonde la ricchezza della propria natura al punto da essere tutelata e valorizzata sotto tutti gli aspetti dall?Ente Provincia. Ecco aprirsi la Riserva naturale di Acquerino-Cantagallo , l? Area Naturale Protetta di Interesse Locale (A.N.PI.L.) del Monteferrato e le recenti denominazioni A.N.PI.L. quella dell?alta Val Carigiola e quella della Calvana. Monteferrato e la Calvana, considerati anche Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) nel circuito ecologico europeo.
Consorzio dei vini
Una natura tanto più prorompente quanto più l?abbandono delle zone montane avvenuto nel dopoguerra a favore dei centri urbani ad incipiente sviluppo industriale, ha favorito il ripopolamento della fauna e il rimboschimento di quelle specie arboree destinate a diventare un? enorme risorsa locale a fianco dell?industria, qui a carattere quasi esclusivamente tessile.
Prima tra tutte, il castagno che a partire dalla metà degli anni Novanta costituì fonte di sostentamento diretto e indiretto per la maggior parte di questa popolazione.
Una cultura, quella del castagno, che ha lasciato le sue storiche tracce negli essiccatoi e nelle cannicciate peraltro ancora funzionanti specie in alcune zone come la Riserva naturale di Acquerino-Cantagallo , a Borgo di Castello (Luicciana, Cantagallo). E nei castagneti monumentali come quello di Cave, recentemente recuperato.
Mulinaccio a Vaiano
In fase di recupero è anche il prodotto ?Castagna della Val di Bisenzio?, dall?omonimo marchio recentemente acquisito, al naturale e nei suoi molti derivati, dalla polenta ai biscotti, al castagnaccio, alla farina, fino alla singolare birra al miele di castagno, nata nel primo birrificio artigianale di Prato, il Mostodolce.
Quella stessa Riserva naturale custodisce altri reperti storici come i ruderi delle fortificazioni che tracciavano la mitica Linea Gotica della seconda guerra mondiale e che ora impreziosiscono l?habitat naturale di oltre duemila esemplari del cosiddetto cervo dell?Acquerino estinto alla fine del Settecento e qui reintrodotto negli anni Cinquanta. Cervi, ma anche cinghiali, caprioli e volpi, senza contare numerose specie di uccelli, testimoniano l?equilibrato ecosistema di quest?area che si estende per 18 kmq. con altitudini comprese tra i 300 e i 1100 metri.
tipici del pratese
Una natura selvaggia e feconda insieme che si prolunga a sud con l? A.N.PI.L del Monteferrato, la quale distende i suoi 4.500 ettari fra i comuni della provincia di Prato, Montemurlo e Vaiano. Più rocciosa e brulla grazie all?omonimo massiccio e a formazioni geologiche di origine vulcanica da cui si trae il serpentino, la famosa pietra verde giada che si alterna a fasce con il marmo bianco nella tipica architettura toscana, specie di tipologia religiosa, quest?area rinverdisce a tratti grazie a concentrazioni di pini marittimi e cipressi.
Ma la Val di Bisenzio, così generosa di aree naturalistiche protette, ha anche molto altro da offrire.
delle castagne
a Borgo di Castello – Cantagallo
Da un punto di vista monumentale e storico, vale la pena menzionare la Badia di Santa Maria a Montepiano, presso Vernio, la cui vetustà è stemperata dal verde di fitti faggeti. Una lapide che parla dell?anno 1005, testimonia la presenza di un?altra chiesa preesistente sulla quale fu edificato un successivo complesso, chiesa e monastero, reso operoso dai monaci Vallombrosani, sempre nell?XI secolo.
Nel tempo la Badia fu il punto di riferimento per diverse famiglie. Dai Cadolingi ai Bardi fino alla famiglia De? Medici, nel 1346. Proprio Giovanni De? Medici ne fu abate prima di essere consacrato Papa Leone X.
sede del Municipio
A Vernio, invece, nella splendida piazza del centro storico si aprono due gioielli architettonici comunicanti, il Casone e l?Oratorio di San Niccolò, detto anche ?dei Bardi?, per via del fatto che originariamente qui viveva la nobile famiglia. Il Casone oggi è la sede del Municipio, austera nella sua semplicità con una magnifica Sala del Consiglio a soffitto ligneo intagliato a cassettoni e numerosi dipinti del Settecento, forse gli stessi che un tempo costituivano la pinacoteca nella Galleria che collega il Casone all?Oratorio di San Niccolò, famoso per i suoi affreschi e architetture barocche. All?interno bellissimi gli scranni del coro in noce, le tele settecentesche attribuite a Giovanni Antonio Pucci, e, sempre del Settecento, un prezioso organo tornato a suonare dopo un lungo restauro.
Sala del Melodramma
Ora la villa è abitata dai Conti
Santellocco Gargano
E forse qui, a Vernio, la musica viene apprezzata in particolar modo a giudicare dal fatto che proprio da queste parti nacque il Melodramma cioè la recitazione cantata di opere in versi. Fu la famiglia Bardi a favorire l?impianto di questo nuovo genere artistico musicale, presso la propria corte, alla rocca di Vernio. Qui, nel Palazzo che fu residenza dei Bardi, conti di Vernio, appunto, è ancora visitabile la Sala del Melodramma, con soffitto a cassettoni e le pareti delicatamente affrescate con motivi paesaggistici ottocenteschi. Il Palazzo, ora abitato da una nobile famiglia locale, conserva l?impronta dell?antica dimora aristocratica, con la tipica Sala della Caccia, enormi saloni con camino in pietra e una cappella privata cinquecentesca, dedicata a S.Agata, con l?altare ornato da un bellissimo dipinto del Seicento raffigurante la Santa.
dal costume rinascimentale…
L?alone dell?aristocrazia aleggia un po? dovunque in questa zona, tanto per tener stretti i contatti con la storia. Nobili possidenti che abitano, in modo più o meno permanente, magnifiche dimore antiche in cui oggi si insedia spesso una nicchia produttiva: vino o vinsanto soprattutto. E non è insolito che, trovandosi ospiti in queste residenze, ci s?imbatta in figuranti vestiti con fedelissimi costumi rinascimentali che si aggirano per il giardino o nelle sale con noncuranza e naturalezza quasi fossero davvero all?epoca dei Medici. Un segno della raffinata accoglienza di questi nobili ospiti della provincia pratese.
a preparare la polenta
L?accoglienza del popolo, invece, ha il sapore della tradizione, del folclore, del legame con la terra e con i suoi frutti. Manifestazioni, sagre e feste popolari della Val di Bisenzio, che segnano vari momenti dell?anno, perpetuano nel tempo gli eventi del passato a volte esorcizzando il ricordo di momenti terribili vinti dalla forza reattiva di questo popolo. Parliamo per esempio della ?Festa della Polendina? che si svolge ogni anno, nella prima domenica di quaresima a San Quirico di Vernio e che rievoca con allegria la vittoria contro la fame che intorno al 1512 colpì la popolazione di questa zona dopo il cosiddetto ?Sacco di Prato? da parte di truppe mercenarie. Determinante fu l?aiuto del Conte Bardi, signore e feudatario di Vernio il quale nel venerdì delle ceneri fece distribuire a tutti polenta di farina di castagne, aringhe e baccalà.
farina di castagne
E da allora, ogni anno il rito si ripete, con lo stesso cibo, ormai considerato tipico quaresimale, offerto dalla ?Società della Miseria? che la popolazione ha fondato, non senza un intelligente spirito di autoironia, perché non si perda il ricordo di quella carestia sconfitta.
Sarà per questo che a tutt?oggi la castagna della Val di Bisenzio ha un valore simbolico oltre costituire una risorsa locale che potrebbe ripristinare l?importanza che questo territorio aveva in epoca preindustriale.
Dal canto loro, laboratori artigianali per la trasformazione della castagna in farina, dolci, biscotti e birra, sono pronti a rendere omaggio al nuovo marchio ? Castagna della Val Di Bisenzio?.
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