TERESA CARRUBBA



Depositaria di fasti indelebili, Villa Cora esprime ancora tut­ta la dignità e la magnificenza nobiliare della Firenze otto­centesca. Fu Gustavo Oppenheim, finanziere con im­portanti interessi in Egitto, a farla costruire su progetto dell?architetto Pietro Comparini nel 1870, periodo della Firenze capitale d?Italia. Venne considerata un gioiello architettoni­co, la più rappresentativa del signo­rile Viale Machiavelli, situata in die­cimila metri quadri di parco che, in­sieme agli adiacenti giardini di Boboli e Bobolino, formano il verde più esclusivo di Firenze. E da allora, Villa Oppenheim (così si chiamava),divenne il centro dello sfarzo, dell?eleganza e della mondanità cit­tadina. Le feste organizzate da Gustavo Oppenheim e dalla sua bel­la moglie, ebbero una grande eco in quel periodo e dettero lustro alla villa già di per sé molto bella. Il progetto esterno del Comparini volle corpo dalle proporzioni perfette un nitido stile neorinascimentale, cornicioni, intradossi e colonnati, in pietra serena. Una pulizia di linee gradevolmente contraddette dal­la sfarzosità dell?interno. L?assetto degli ambienti, infatti, compiaceva il gusto esotico del committente e l?eclettismo in voga all?epoca: dal neoclassico al pompeiano al more­sco, al bizantino, al fiorito rococò.


La sistemazione d?interno fu affidata all?ingegner Edoardo Gioja, protagonista nella progettazione del Canale di Suez di cui Oppenheim, insieme ai Rothschild, fu finanziatore. Ecco nascere dalla sua creatività un deli­cato foyer circolare, a cupola, tutto stucchi, ori e affreschi, da cui si ac­cede ai saloni di rappresentanza. La sala Bizantina, di ispirazione orien­tale, con grosse cornici lignee fine­mente intagliate e un soffitto decora­to a finto legno, come usava in que­gli anni.
La sala moresca a cupola, cui si ac­cede attraverso un arco arabeggiante, impreziosita da un camino in marmo nero intarsiato con pietre dure. Il salottino, cosiddetto ?Bianco? per via del raffinatissimo camino in marmo di Carrara interamente scolpito. La sala delle Ceramiche, singolare per le credenze, i mobili e i cornicioni a tutta parete, quasi una boiserie, tutti pregevolmente intarsiati e nobilitati da piatti di ceramica a bassorilievo incassati tra i fregi. E il fiore all?oc­chiello di Villa Qppenheim: il Salone degli Specchi, rutilante di fregi dorati in stile Luigi XV, per il quale il Gioja si ispirò agli apparta­menti reali di Torino. Affreschi e de­corazioni di ogni ambiente furono affidati a noti artisti dell?epoca come i pittori Pietrasanta e Samoggia, lo scultore Barzaghi e gli intagliatori Norini e Barbetti. I materiali, tra i più pregiati al mondo: marmo di Carrara, marmo giallo di Siena (di una qualità oggi introvabile), vetro di Murano, ebano, sete della presti­giosa manifattura francese ?Fréres Braquenie d?Aubusson?.


Tutto è giunto intatto ai nostri giorni, sopravvissuto al matrimonio e alla fantasmagorica vita degli Op­penheim i quali abbandonarono la residenza fiorentina mettendola in vendita. Presto i saloni della Villa ri­presero nerbo, come e forse più di prima, grazie ad abitatori illustri: l?ex Imperatrice di Francia Eugenia de Montijo-Bonaparte, suo figlio Luigi Napoleone e il Principe Murat. Il loro primo ricevimento a Villa Op­penheim fu così sontuoso da solleci­tare la risposta entusiastica di tutta la nobiltà fiorentina. Un soggiorno bre­ve ma intenso che riportò a fulgore la fama appena appannata della Villa. In seguito, altri personaggi vi abitarono, come il sovrano egiziano Ismà? il Pascià e la ricchissima Baronessa Von Meck che intrecciava un rapporto musical-sentimentale con Pietr Ilich Ciaikowsky e ospita­va Claude Debussy.


L?attuale nome: ?Villa Cora?, la residenza lo prese dall?ambasciatore Giuliano Cora, amico dell?Imperatore etiopico Hailé Selassié, che l?acquistò nel 1894. Solo recentemente furono fatti i la­vori di restauro e ristrutturazione della Villa per l?attuale sistemazione alberghiera. Un albergo a 5 stelle, con tutti i comfort del caso, ma che conserva intatta la calda accoglienza di una villa privata. Quarantotto ca­mere in tutto, comprese la suite im­periale e 14 suite classiche o con soppalco-salotto, una sorta di loft. Non vi è camera che non abbia al­meno un mobile d?antiquariato e stampe e quadri e tappeti di pregio. Il terrazzo, poi, mostra una splendida Firenze a 360 gradi, colline compre­se, e si affaccia sul parco, sulle di­gnitose dependance, sulla piscina. Il restaurato fasto delle origini, unito a un servizio davvero impeccabile e a una tavola premiata dall?Accademia Italiana della Cucina, fanno ancora oggi di Villa Cora la meta prescelta da personaggi illustri.


Il prestigioso albergo fiorentino, infatti, nel 1993, ha ospitato l?Imperatore del Giap­pone Akihito con consorte ed entou­rage durante la sua visita ufficiale in Italia.

Un evento che ha richiesto preparati­vi per otto mesi di contatti continui con la sede imperiale giapponese. Cosa più adatta all?occasione delle Royal suite abitata dall?Imperatrice Eugenia, la cui hall con le colonne neoclassiche, gli affreschi in stile pompeiano e lo stupendo pavimento a mosaico, apre l?ingresso a un bou­doir in fiorito rococò, tutto stucchi e ori e a una camera da letto con ric­che stoffe alle pareti, un delicato af­fresco sul soffitto e un pregiato par­quet? La suite ospita frequentemente personaggi di spicco e gente dello spettacolo. Vi hanno abi­tato Michelle Pfeiffer, i Cecchi Gori, Naomi Campbell e Donatella Versace durante l?ultimo défilé a Palazzo Pitti dello stilista scomparso.

 

 

Grand Hotel Villa Cora


Viale Machiavelli 18 – 50125 – Firenze

 

 

Tel +39 055 2298451

 

Fax +39 055 229086