LUISA CHIUMENTI
Centosettanta opere mai esposte in precedenza, sono state selezionate dallo stesso Botero per una esposizione come questa, di Palazzo Venezia, che vede nuovamente l?Artista nella capitale, dopo quindici anni di assenza (l?ultima, grande mostra romana dell?artista colombiano risale infatti al 1991, al Palazzo delle Esposizioni). Si tratta di dipinti e disegni ? che raccontano gli esiti più recenti di uno degli artisti più noti al mondo?: nato in Colombia nel 1932.
?I personaggi di Botero?- come sottolinea il prof. Strinati nella presentazione in Catalogo ? ? hanno qualcosa in comune con i personaggi cruciali dei cartoni animati ???non invecchiano e non ringiovaniscono, non cambiano mai vestito, no subiscono turbamenti, non cambiano mai faccia??Eppure hanno la propria vita , i traumi, le sofferenze, ed in questo trovano la propria autenticità nel momento in cui si ?inverano? nelle varie scene e momenti di vita che Botero fissa realisticamente nelle sue tele.
Si capta tuttavia sempre, negli sguardi e nei volti, una sorta di tristezza, di preoccupazione e perplessità, che è forse la caratteristica più personale dell?arte di Botero, che non chiarisce fino in fondo, ma fa sì che al di là di una sorta di ?filtro? e di velo impercettibile, ogni personaggio nasconda la sua reale e totale individualità.
I richiami della grande arte e cultura italiana, sia contemporanea che classica, sono evidenti nell?opera di Botero, ma si tratta, come nota acutamente Strinati, di ?residui di memoria storica, di ammirazione del maestro verso un grande passato ed anche di ?preoccupazione del presente?.
In realtà Botero dimostra di avere un rapporto profondo con l?Italia del ?900, anche se si tratta, come nota sempre il prof. Strinati, di un collegamento un po? diverso da quello di grandi scultori come Marino Marini o Arturo Martini , che pur ebbero , di fronte allwe ?cose del mondo?, un analogo senso ?di stupefazione e sconcerto?.
Presenze quasi ?fuori misura?, sempre incombenti, le figure di Botero, quasi come se i margini delle tele non riuscissero a contenerle per intero . E se è vero che un tale tipo di inquadratura rimanda a strutturazioni figurative piuttosto arcaiche, tuttavia il ?linguaggio ? di Botero rimane assolutamente originale e quando egli stesso parla di ?stile?, così si esprime: ? Le style est un language qui doit etre cohérent, clair. Regaradez les grandes peintres, c?est toujours le meme sujet, la Visitation, le Christ en gloire, mais le language change. Por moi, c?est un acccident qui m?a conduit à mon écriture. Mon oeuvre est une démarche que j?ai poursuivie toute ma vie car le volume est une pensée qui m?habite depuis toujours?.
Il suo linguaggio ben noto, ha in questa mostra di palazzo Venezia una ulteriore accezione, molto forte e significante, che esprime la profonda amarezza nel fermare la propria osservazione su quanto di ?malvagio e violento l?uomo può fare all?uomo?. Ciò che Picasso ha così fortemente espresso in Guernica e Goya ha raccontato con forza nel tragico orrore dei disastri prodotti dalla guerra, riappare in Botero, con raccapricciante realtà, nel gruppo di 50 opere , vero e proprio ?Cuore sanguinante? della mostra romana , dedicate all?orrore di Abu Ghraib.
Le bende sugli occhi di quei visi stravolti di corpi aggrovigliati, come se non volessero, più che ?potessero?, vedere, esprimono ?con tragica forza la tacita rivolta dell?essere umano umiliato, torturato, ridotto a burattino informe?.
Botero, che dice di essersi ispirato agli articoli del New Yorker, ci mostra, in queste grandi tele, prigionieri ammassati, legati, imbavagliati, mentre vengono bastonati: dipinti e disegni che trasudano indignazione per una ingiustizia senza ragione e giustificazione.
E? la memoria terribile di Abu Ghraib che, come sottolinea il sindaco Veltroni, nella presentazione in Catalogo, Fernando Botero rende, con la propria arte, a servizio dell?indispensabile ?impegno civile? e ?negazione al silenzio?, che costituiscono lo strumento per evitare ?l?abbrutimento, l?assurda logica della sopraffazione?, ed affermare invece ? la necessità del dialogo fra le culture, della ricerca della bellezza e della reciproca conoscenza?.
Ma accanto a questo ?grido di dolore?, la mostra propone sempre i consueti temi dell?artista: le sue donne, i suoi ritratti, i paesaggi, tutte opere che sono entrate nell?immaginario universale per l?efficace sintesi di ironia, simpatia, tenerezza e lucidità che rappresenta la personalissima cifra di questo grande interprete dei nostri tempi.
Artista ed uomo certamente immerso nel nostro tempo.
E se Botero appare così lontano, con la sua forza immaginativa, dall?odierno concetto di diafana bellezza, in cui figure ?di perfetta linea e magrezza? vestono splendidamente ? capi firmati?, tuttavia lo spettatore viene ugualmente inoltrato in un mondo affascinante di assoluta fiaba, pur sottesa da una possibile realtà tangibile. E? veramente la ?comedie humaine? ( come la definì il critico Yves Michaud ), quella che egli ci descrive e che si dispiega attraverso le linee più naturali della vita: da quella familiare, con angoli di ?felicità, incontri, ritratti e divertimenti ? a quella civile e militare, a quella violentissima delle tragedie naturali e belliche.
Promossa dal Polo Museale Romano e dalle Gallerie Contini (Venezia) e Benucci (Roma), la mostra si avvale di un Catalogo, in due volumi, edito edito da De Luca edizioni d?Arte.
Per informazioni e prenotazioni:
tel. 06/32810
Roma – ( fino al 25 settembre 2005)