TERESA CARRUBBA
Il suo perfezionismo era leggendario.
Così Fabergé voleva le sue creazioni: impeccabili e raffinate. Verificava con severità la lavorazione dell?oro ,il taglio delle pietre, l?applicazione degli smalti e la precisione delle miniature.Si circondò sempre di artigiani validissimi sfruttando all?eccesso la loro abilità. Fabergé, in questo, era un tiranno. Li costringeva a lavorare anche per mesi su un dettaglio e se solo la più piccola decorazione non rispondeva alla sua idea, ordinava che l?oggetto fosse distrutto. Questa intransigenza, spesso estenuante, Fabergé l?aveva acquisita presso la bottega orafe del padre, a Pietroburgo, della cui gestione si occupò personalmente a partire dal 1870. E fu proprio la sua tecnica irreprensibile sostenuta da una fervida, fantasiosa creatività che gli valse il titolo di gioielliere di corte degli ultimi zar. Conteso, per i suoi oggetti di fattura mirabile, dalla nobiltà di tutta Europa.
In poco tempo si trova a dirigere una ditta con più di cinquecento tra artisti e artigiani, mentre nascono nuove filiali a mosca, Odessa, Kiev e Londra.
Per l?elemento sorprendente e fantastico, Fabergé compiace il gusto del suo tempo, divenendone quasi l?emblema. I suoi oggetti fantasiosi e sofisticati, realizzati con materiali nobili e accostamenti d?azzardo, assecondano la tendenza, propria della fine dell?Ottocento e dei primi decenni del Novecento, verso il bello-inusitato . ben presto i suoi manufatti diventano i regali più ambiti nelle corti europee. L?aristocrazia fin-de-siècle comincia a decorare gli ambienti privati con le sue estrose creazioni, mentre numerosi collezionisti rendono generoso omaggio alla sua vivida creatività e alla sua capacità artistica.
Tipico degli oggetti di Fabergé è la trasformazione in?gioiello? di figure o di articoli di uso comune. Troviamo infatti molti contenitori-sorpresa come portapenne a forma di cavastivale; teste di ippopotami, pesci o cani diventate scatole per dolci;
lupi e orsi che prestano le loro sembianze ad accendini, portafiammiferi o posacenere. Il vertice di questi giochi di trasformazione è raggiunto dalle straordinarie ? Uova Imperiali?, cui il nome di Fabergé è assolutamente inscindibile. Preziosi di geniale fantasia e di accurata applicazione tecnica, le Uova di Pasqua Imperiali, con tanto di sorpresa, rappresentano davvero il massimo dei suoi ingegnosi capolavori.
L?idea nasce con l?incarico dello zar Alessandro III (nel 1884) di creare un dono per la moglie Maria Fedorovna. Un uovo, simbolo della vita e della resurrezione, sembra allo zar un?ottima scelta, ma non immagina di trovarsi davanti a un oggetto di così squisita fattura e originalità.
Un uovo dal guscio d?oro e smalto bianco, con tuorlo d?oro, asportabile, che aprendosi scopre una chioccia (anch?essa rigorosamente d?oro). e non è finita qui. La gallinella contiene (o almeno conteneva, perché non se ne ha più traccia) una riproduzione in diamante della corona imperiale con un minuscolo pendente in rubino. Se l?intenzione di Fabergé era quella di sorprendere l?imperatrice, deve esserci riuscito. Da allora continua con entusiasmo crescente e con fantasia sempre più sbrigliata a creare uova con sorpresa.
Complessivamente le Uova Imperiali ammontano a cinquantasette (neanche a dirlo,tutti pezzi unici). Quarantadue di esse si trovano oggi in collezioni pubbliche e private. Il disegno e i particolari di queste meraviglie in miniatura testimoniano, oltre all?instancabile estro dell?artista, l?influenza degli eventi storici e del gusto personale del destinatario. Non solo per la festività pasquale, le uova di Fabergé vengono richieste anche per immortalare avvenimenti di particolare importanza. Ne è un esempio l??Uovo dell?incoronazione? per l?ascesa al trono dello zar Nicola II, avvenuta nel 1896.
Dal guscio d?oro, smalto giallo e nero punteggiato di diamanti, quest?uovo contiene una miniatura (opera di George Stein) della carrozza usata dallo zar e dalla zarina il giorno dell? incoronazione. All?interno della carrozza pende un mini-uovo d?oro coperto di brillanti. E? straordinario: la finezza di Fabergé gli suggerisce di usare per lo smalto gli stessi colori dell?abito che la zanna avrebbe indossato in quell?occasione. Ma l?uovo assurto a simbolo dell?arte del grande orafo è senz?altro ?L?albero delle arance?, dono dello zar Nicola II alla madre per la Pasqua del 1911. Oro, smalto bianco e verde, nefrite, diamanti, citrini, ametista, rubini, perle, agata, piume.
Un alberello con tanto di fogliame, fiori, frutti e un piedistallo talmente ricco da sembrare un trono.
Lo zar vuole la sorpresa e Fabergé lo accontenta. Premendo uno dei frutti si apre una calotta ricavata nell?albero ed esce un uccellino che batte le ali e canta.
Le uova imperiali sono, in senso stretto eleganti contenitori per oggetti. Esse destano in noi ogni , come nei destinatari di allora, una sorta di curiosità per quel loro trasferire cose reali in una dimensione miniaturizzata, provocando stupore e divertimento.