Testo e Foto di TERESA CARRUBBA



Terra di forti contrasti, la Malesia. Di contrasti e di miti perduti. Della leggendaria tigre- Sandokan, resta la suggestione evocata dall?isola di Mompracem, l?odier­na Kuraman, e anche il suo nome, dato a un grande villaggio del Borneo settentrionale. Ma l?esplosione selvaggia della natura non è fantasia. E? il caldo umido dei tropici favorito da brevi acquazzoni ad alimentare quel magnifico patrimonio verde che sono le giungle e le foreste dove intricati cespugli s?incastrano tra gli alberi enormi che svettano i loro rami ad altezze straordinarie e dalla terra emergono come serpenti inarcati le loro radici nodose. Quindicimila specie di alberi e piante e un?infinita varietà di fiori, dalle orchidee ai lotos all?ibiscus alla rosa sinesis, il fiore na­zionale. E in mezzo al verde, i villaggi, con le emblematiche abitazioni a palafitte.


Una natura prorompente, dunque, a dispetto dell?altra Malesia. Quella degli avveniristici grattacieli che elevano le grandi città, in tutti i sensi. Forme affusolate in cui vetro, cemento e acciaio si modellano nelle mani di audaci architetti sicuri dell?effetto sorpresa su chi al primo impatto con la Malesia si aspetti di trovare l?Oriente puro, fatto solo di costruzioni basse, tetti a pagoda, ori e decori a profusione. Che ci sono, naturalmente, tra vecchie case e templi, sparsi qua e là, pur all?ombra di quegli altissimi palazzi che la voglia di Oriente farebbe persino vedere come ascetici minareti. Il contrasto, si diceva. Città dall?architettura vagamente british­-moresca con tocchi cinesi e indù. E il comparire improvviso di grattacieli che mostrano una diver­sa realtà; la testimonianza di un Paese in cui i ritmi di sviluppo non hanno precedenti in nessun?altra parte dell?Asia. Proprio per questo il turista in Malesia è ancora un viaggia­tore privilegiato perché nel Paese esiste un bell?amalgama di natura, di fascino esotico e di comfort di tipo occidentale.
Lo si vede percorrendola in auto da regione a regione: dal Selangor al Kelantan, dalla Malacca allo Johor, al Pehanh. E se ci si  stupisce alla vista di tanta modernità, la sorpresa aumenta di fronte agli animisti che vivono ancora allo sta­to primitivo nella giungla, nutrendosi quasi esclusivamente dei suoi frutti, tut­t?al più costruendo piccoli oggetti artigianali da vendere ai turisti. Il contrasto, si diceva.


Per la sua posizione strategica tra il Mar della Cina meridionale e l?Oceano In­diano, la Malesia è sempre stata luo­go d?incontro privilegiato per mercanti e viaggiatori dell?Est e dell?Ovest. La sua storia riflette perciò queste influen­ze straniere: quella indo-buddista per esempio, la più importante nel secolo precedente l?arrivo dell?Islam. Quando nel 1400 il reame malese di Malacca raggiunse il suo apogeo, l?Islam dominava la regione. Ed era proprio la penisola di Malacca, quello stretto braccio di terra che dall?istmo di Krà si spinge verso sud-est sino all?isola di Singapore e se­para il Mar della Cina meridionale dall?Oceano Indiano, il passaggio obbliga­to per andare per mare da occidente a oriente e viceversa.
 
   Il primo vascello occidentale a presen­tarsi alle foci del fiume Malacca il 1 agosto del 1509, fu quello del portoghe­se Lopez de Siqueira, che lì cominciò ad esercitare il commercio. L?arrivo degli europei creò un certo eccitamento sia tra i malesi che tra i mercanti, nonostante fossero abituati alle genti e ai costumi dei quattro angoli d?Oriente. All?espansione della Malacca, contribuiro­no in maniera determinante i Ming, che avevano fondato il loro impero sui commerci. I cinesi, infatti, avevano invia­to nel 1403 una prima flotta sotto la guida di Yi Ching per riattivare gli scambi col Sud-Est asiatico dopo la lunga stasi dell?invasione mongola.
I vascelli portavano sete, damaschi, broccati, porcellane, argenti e perle in abbondanza.
E ripartivano carichi di zafferano, coral­lo, stoffe di cotone provenienti dal Ben­gala, vermiglio, oppio, pepe, chiodi di garofano, aglio, cipolle delle isole Ma­luco, noce moscata delle Bandan.


Massimo produttore al mondo di sta­gno, caucciù e olio di palma, grande esportatore di petrolio, gas, pepe, ca­cao, apparecchiature elettroniche e le­gnami pregiati, la Malesia è stata ne­gli ultimi anni l?orgoglio dell?Asia. Era il paese delle notti orientali, ed è diventato uno dei poli del boom economico asiatico insieme a Giappone, Corea del Sud, Hong Kong e Singapore L?ospitalità rispecchia questi imperativi; alberghi e ristoranti, sorti numerosi negli ultimi tempi, sod­disfano ogni tipo di esigenza e rispon­dono ad un unico denominatore comune, cortesia ed efficienza.


E il primo impatto con questo lontano mondo orientale è proprio la corte­sia dei malesi,  un popolo che ama fraternizzare. Vivono in 19 milioni su un territorio poco più piccolo dell?Italia: divisi in tre principali etnie, Malesi, Cinesi, Indiani e nei diversi gruppi indigeni del Sabah e del Sarawak. E gli incroci tra le razze hanno dato origine a sembianze singolari, visi intensi a cui è difficile attribuire un?origine definita. Questo aumenta il fascino della Malesia. L?Islamismo è la religione ufficiale di stato, ma anche il Buddismo, l?Induismo e il Cristianesimo sono liberamente diffusi e praticati. Il contrasto, si diceva.
Ma paradossalmente, il clima che si respira viaggiando in questo Paese è quello di una pacifica conviven­za tra le genti a dispetto di quanti pre­conizzavano, nel dilagare del potere isla­mico e del suo integralismo, un futuro destinato a sfociare in conflitti violen­ti. Nella grande varietà di razze e di costumi, questo Paese ha saputo dunque trovare una sua dimensione armonica, moderna ed efficiente. I nove sultani a capo dei tredici pic­coli stati della Federazione malese (quat­tro stati hanno un governatorato) difen­dono fortemente l?eredità ca­rismatica dei Maharaja, del Celeste Impero e del Califfato. Il governo guidato dal Primo Ministro e dei membri del suo gabinetto, è composto da un?alleanza di partiti che rappresentano i diversi gruppi etnici. Il Capo Supremo dello Stato è il Re, lo Yang Di Pertuan Agong, attualmente Seri Paduka Baginda. E? un monarca costituzionale eletto ogni 5 anni dai governatori degli altri Stati, scegliendolo tra i 9 sultani.
    

Oggi la Malesia è uno dei più forti tra i sei membri dell?ASEAN (Association of South East Asian Nations), e cioè il Brunei Darussalam, l?Indonesia, la Malesia, la Tailandia, le Filippine, Singapore e gli ultimi due nuove membri che sono Myanmar e Laos. Un? associazione istituita con l?intento di promuovere lo sviluppo e la cooperazione tra gli stati membri.
 
Quando la Federazione Malese ottenne l?indipendenza nel 1957, Kuala Lumpur fu dichiarata Capitale Federale e nel 1972 ottenne lo status di città, pur restando allo stesso tempo capitale del Selangor, come già lo era dal 1887.
 
Kuala Lum­pur, città giovane senza sto­ria. Assorbì molto dal dominio britannico, usi e costumi e anche l? architettura di cui rimangono piacevoli tracce. Di tutta la Malesia, forse è qui, nella sua capitale, il trionfo di quel singolare amalgama di etnie, di religioni, di culture così diverse eppure così ben assimilate. Girando per le strade di questa città, nata nel 1857 dall? insediamento di un gruppo di minatori in cerca di stagno nella confluenza dei fiumi KIang e Gombak, oggi una vera metropoli, la suggestione è continua e sbalorditiva. Sembra una città musulmana, ma poi  emergono dei tratti cinesi mentre a due passi si respira un forte sapore indiano. E poi, girato l?angolo, appaiono i lineamenti di elegante stile inglese dei palazzi coloniali. Ma tutto si stravolge in pieno centro dove lo sguardo è costretto ad alzarsi per seguire le linee essenziali dei numerosi modernissimi grattacieli. Ed è allora che, assecondando con gli occhi quelle magnifiche svettanti strutture, ci si chiede se sia Manhattan o davvero il sud dell?Asia. Tra tutte spiccano le Petronas Twin Towers, simbolo della città, le torri gemelle più alte al mondo. Quattrocentocinquantadue metri di altezza, 88 piani scintillanti di vetrate, acciaio e alta tecnologia. Costruite senza badare a spese dalla compagnia petrolifera malese, Petronas appunto, le torri sono improntate al lusso e all?eleganza. All?interno, una Philarmonic Hall per concerti e rappresentazioni teatrali, e un centro commerciale che vanta le più prestigiose firme del design internazionale. Ma il percorso più sorprendente è il camminatoio vetrato che collega le due torri a circa metà altezza, da cui si gode un? irrinunciabile panoramica della città. Richiesta a tal punto da dover prenotare l?ingresso varie ore prima. Un?alternativa è la Torre di Kuala Lumpur, stazione di trasmissione per telecomunicazioni, sulla cima di Bukit Nanas. Dall?alto dei suoi 421 metri è possibile percorrere una veranda circolare che offre una vista della città a lungo raggio.


Ma Kuala Lumpur, lo abbiamo detto, è anche altro. E? nel folklore del Mercato Centrale,  
fregiato del Coronation Architecture Design Award per lo stile architettonico, e per ben tre volte del Gold Award del Turismo Malesia per aver fornito un grande contributo all?industria e al turismo. Oggi è il centro per lo sviluppo della cultura, delle arti e dell?artigianato malese. E? più di un mercato, qui si possono osservare le tecniche della lavorazione del vetro soffiato o del batik su stoffa, ma ci si può far anche predire il futuro, farsi fare ritratti, e naturalmente acquistare prodotti di artigianato locale. A 5 minuti a piedi, la favolosa China Town coloratissima di botteghe in cui tutto fa bella mostra di sé, dalle stoffe ai ninnoli pendenti, tra il profumo di spezie e di erbe medicinali. A sera, poi, le strade si animano ancora di più per gli ambulanti festosi che offrono l?illusione di un Cartier o di un Rolex con ottime imitazioni. Il chiasso si placa allontanandosi per le vie della città a ritrovare la seppur breve storia di Kuala Lumpur che si concentra, per esempio, in Dataran Merdeka, la suggestiva piazza dove il 31 Agosto 1957 fu abbassata la bandiera britannica e issata quella malese, su un?asta di 100 metri, una delle più alte del mondo.


Il governo britannico, tuttavia, ha lasciato in quest?enorme piazza un bellissimo palazzo, sua sede amministrativa, di un singolare stile moresco, il Sultan Abdul Samad Building. Il palazzo, che delinea tutto un lato della piazza Merdeka, conducendo quasi a un punto di fuga, oggi ospita la Corte Suprema e il Museo tessile della città. In un angolo della piazza si trova anche il Selangor Club, un edificio in stile Tudor costruito nel 1910. Sotto la Dataran Merdeka si trova la Plaza Putra, un complesso sotterraneo con ristoranti e locali di divertimento. Interessante, anche se, di sera, Kuala Lumpur va vista a terra, specie nel modernissimo centro dove i raggi del sole  che di giorno animano di forme e colori le superfici specchiate dei grattaceli, lasciano il posto ad una sapiente illuminazione che ne disegna i contorni proiettandoli verso il buio del cielo come giganteschi alberi di Natale.


Ma la vera Malesia, inizia subito dopo la capitale. Il trafficato raccordo anulare che circonda la città, lascia spazio dapprima alle vastissime piantagioni degli alberi della gomma, poi all?inestricabile giungla che si snoda già dai bordi della strada. Non ci sono più rumori, solo palme da cocco e da olio, banani, laghi immensi ricoperti da fiori di loto.
Il tuffo in Oriente, dunque, è più facile a partire dalla periferia di Kuala Lumpur dove, per esempio, si possono visitare le Batu Caves, un complesso di grotte dove si trovano dei templi indù.  La suggestione comincia già dall?ingresso dove statue di divinità indiane zoomorfe, come il dio panciuto con la testa di elefante, avviano ai 272 gradini su cui è facile imbattersi in simpatiche scimmiette. Ma il fascino è in cima, dove si aprono enormi grotte e piccoli coloratissimi altari. Se poi si ha la fortuna di trovarsi lì in un momento di preghiera, è difficile non restarne coinvolti. Un ossessivo suono di tamburi sottolinea il rito dei fedeli indiani che, a torso nudo si passano una  fiaccola accesa pronunciando frasi concitate. Fedeli che qui, a febbraio, diventano circa 100.000 per festeggiare il Thaipusam.  


Si può scegliere di vedere la Malesia attraverso i circuiti turistici tradizionali, visitando i templi della Malacca, il dolce altopiano delle Cameron Highlands, il Taman Negara (il parco nazionale). Oppure si può noleggiare un?auto e girare qua e là tra le caratteristiche cittadine e le splendide spiagge della costa orientale.
Anni di colonialismo inglese hanno reso la Malesia un paese molto organizzato. I servizi alberghieri sono all?altezza di quelli occidentali e il governo negli ultimi anni sta ponendo una grossa attenzione alla crescente domanda turistica. Tutto ciò consente di vedere il paese con estrema tranquillità: l?inglese è parlato da tutti, la delinquenza è quasi inesistente, il traffico di droga è punito con la pena di morte.
Ma la natura vera della Malesia celebra il suo trionfo soprattutto nelle isole. Centinaia di isole tropicali circondate da un?intatta barriera corallina, sono il luogo ideale per un soggiorno balneare. Potete sceglierne fra quelle della costa orientale d?estate e quelle dello Stretto di Malacca d?inverno. Potete sedervi sulla spiaggia di Kuala Dungun ad aspettare le testuggini verdi che vengono a deporre le uova. Potete fare snorkeling o immersioni nelle acque cristalline del Mar Cinese Meridionale e se avete spirito di avventura potete inoltrarvi fra le foreste di tek del Borneo malese, terra di etnie affascinanti come gli Iban, ma anche, e soprattutto, degli orangutan, delle scimmie nasiche, dei tapiri. 


Di isole incantate la Malaysia ne è piena. Basta spostarsi nello stato del Kedah, a Langkawi, dove si trova un gruppo di 99 isolotti quasi tutti ancora disabitati e inesplorati. Ci si arriva in aereo o in battello da Penang, anche quest?ultima isola d?incompara­bile bellezza.
 
Langkawi, un tempo porto di rifugio per i pirati e più tardi il primo punto di appoggio per gli inglesi, in posizione strategica all?estremità settentrionale della Malesia peninsulare, dove l?Oceano Indiano si restringe per diventare lo Stretto di Malacca. Natura rigogliosa, spiagge bianchissime e soprattutto, mare blu-turchese caratterizzano questo gruppo di isole, che gode di temperature costanti, con brevi acquazzoni durante la stagione estiva. L?isola principale, Langkawi, pur dotata delle migliori strutture di accoglienza turistica, mantiene intatto il suo fascino selvaggio e la bellezza delle sue spiagge che hanno fatto guadagnare all?arcipelago l?appellativo di ?Isole della Leggenda?.  E proprio le leggende moltiplicano la suggestione che queste isole esercitano. Un giro in piccoli battelli consente di vistitarne alcune, di questo splendido arcipelago quasi del tutto disabitato e intatto. Pulau Dayang Bunting, forse, è l?isoletta più emozionante. Pochi passi a piedi e si apre un lago circondato da colline verdissime di foresta malese dove il silenzio assoluto non è disturbato neanche dalle aquile che, qui, volano  bassissime. Qui, fuori dal mondo. Un incanto amplificato dalla leggenda, appunto, quella che racconta di miracoli di fertilità per le donne che bevano l?acqua di questo lago. Ma anche l?isola di Langawi non è indenne dai miti legati a luoghi reali, la Tomba di Mahsuri, una giovane sposa uccisa perché creduta infedele, il Campo di riso bruciato per allontanare gli invasori, e la Spiaggia nera. Magie a parte, Langawi, ancora fuori dal turismo di massa, sembra essere nelle attenzioni del governo che la vorrebbe una delle principali attrazioni turistiche del paese. Già nel 1986, Langkawi è stata dichiarata porto franco e in seguito furono stanziati diversi finanziamenti per la costruzione di una buona rete stradale e di un aeroporto funzionale. La città principale è Kuah,  fino a pochi anni fa solo un piccolo villaggio di pescatori, oggi un importante centro turistico con diversi alberghi, centri commerciali e negozi duty-free.
La cittadina di Kuah si apre nel mare con un molo di spettacolare architettura su cui campeggia il simbolo dell?isola, un?aquila imponente, alta 18 metri.


Altra meta immancabile, non a caso nominata la Perla d?Oriente è Penang.
L?isola di Penang contiene il noto suggestivo contrasto architettonico tra grattacieli e templi orientali e assomma senza difficoltà la cultura orientale e quella occidentale. Le sue  spiagge e le sue attrazioni turistiche l?hanno resa una delle più popolari destinazioni della Malesia, grazie anche alla sua localizzazione strategica, sulla costa Nord-Ovest della penisola, tanto che nel 1786 gli inglesi ne avevano fatto uno dei loro più grossi porti commerciali dell?Oriente. Il fulcro palpitante di Penang è la sua capitale, Georgetown, vivace di colori e movimento, con una forte impronta della cultura cinese. Visitarla in risciò dà la viva sensazione di tutto questo. Il quartiere coloniale, nella zona vecchia della città, è vicino al famoso Fort Cornwallis  dove sbarcò Sir Francio Light, il fondatore di Penang.

Il centro finanziario, invece è sulla Lebuah Pantai, la via principale con edifici coloniali e vecchi negozi a ricordare che Penang è stato il primo insediamento britannico in Asia. Lo stato di Penag comprende l?isola e un lembo di terraferma chiamato Sebarang Prai con cui si collega attraverso un ponte spettacolare, il Penang Bridge, che con i suoi 13,5 km è uno dei più lunghi dell?Asia. Ma i più nostalgici preferiscono l?affascinante traversata di 24 ore. Il traghetto salpa da Butterworth.

 

 

Come arrivare

 

 

 

La Malaysia Airlines ha 4 voli settimanali con volo diretto non stop da Roma a Kuala Lumpur ogni martedi, venerdi, domenica

 

Malaysia Airlines:

via dell?Aeroporto ? 00054 Fiumicino (RM) 

Tel 06 65011656

Fax 06 42154237


 

 

Ente Nazionale del Turismo della Malaysia:

 

Via Privata della Passarella 4

20122 Milano

Tel 02 796702

Fax 02 796806