Testo e foto di TERESA CARRUBBA
alla preghiera
Terra di forti contrasti, la Romania. La prosaicità di un mito assurto ad emblema del Paese, il conte Vlad Tepes, che nella creatività di Bram Stoker diventa Dracula il Vampiro, e l’ascetismo che emanano con prepotenza i numerosi monasteri ortodossi. Il profano e il sacro, ugualmente forti, ugualmente attrattivi, talmente affascinanti da meritare un viaggio in quella terra. Chi va in Romania solo per ripercorrere i luoghi di Dracula, sull’onda di una leggenda satirica entrata ormai nella memoria dei più, e chi unicamente per sentire sulla pelle il misticismo di quelle singolari chiese-abitate in cui l’arte e la sacralità si fondono, espressione l’una dell’altra. Ma i due itinerari s’incrociano più volte, veicolati dalla storia e dalle tradizioni che fanno di questo Paese un tessuto variegato e univoco nello stesso tempo. Tanto vale seguirli tutti e due.
di Peles a Sinaia
Tant’è, il conte Vlad, a torto meno conosciuto del fantastico personaggio che di lui ha scimmiottato potere e prevaricazione, ha dato fama all’imperdibile Sighisoara, la città medioevale meglio conservata della Romania, che gli ha dato i natali, e che mostra le sue tracce ripercorse da innumerevoli turisti e alla cittadina di Bran, in Transilvania, visitata per lo più per il casino di caccia del conte, appunto. Un turismo dei ricordi, insomma, che, finora solo nei progetti, presto sarà perpetuato nel Dracula Land, un parco di divertimenti a tema, quasi certamente nell’area di Bucarest. Un’opera ricchissima, di enti privati. Un incentivo più forte al turismo e una sferzata all’economia locale. Anche se non sono mancate le polemiche, e gli ostacoli all’incipit, soprattutto da parte dell’Unesco che teme si offuschi il livello culturale di quella zona per un’iniziativa dal sapore commerciale. Un progetto privato, come si diceva, e per questo lo Stato non si pronuncia pur ritenendolo una buona occasione per lo sviluppo del Paese. Un Paese con tanta voglia di rinascere in fretta, di appaiarsi al progresso, al benessere, dopo il periodo di duro regime che ha tarpato le ali alla popolazione. Tanto più che per qualche anno la Romania è sotto esame per mostrarsi adeguata ad appartenere alla sempre crescente famiglia europea.
Una corsa all’ammodernamento che coinvolge innanzitutto gli enti statali. Ce lo ha testimoniato Corina Popescu , Direttore del Settore promozione turistica, da poco distaccato dal Ministero, in un’intervista a Bucarest.
"L’Italia è uno dei Paesi che visita maggiormente la Romania. Infatti, gran parte dei nostri investimenti finanziari per la promozione turistica è indirizzata all’Italia.
All’interno, stiamo cercando già da qualche anno di adeguare le strutture di ricezione agli standard internazionali; si costruiscono alberghi nuovi e si ristrutturano quelli vecchi. Solo a Bucarest ci sono ormai 67 alberghi. E, in linea con le nuove tendenze di viaggio, recentemente sono nate in Romania molte aziende agrituristiche, regolarmente autorizzate. Il nostro istituto supervisiona e controlla l’adeguamento delle strutture ai parametri stabiliti. Stiamo anche pensando a migliorare la viabilità, per chi viaggia in macchina; molte strade sono state riasfaltate e se ne sono create di nuove per accorciare e rendere più agevoli gli spostamenti da una località all’altra".
votiva lungo la strada
E’ vero, chi è stato in Romania parecchi anni fa, ci dice che il miglioramento c’è stato, soprattutto nelle strade, che sono accettabili ( anche se non comodissime!) un po’ dappertutto, compatibilmente con la struttura del territorio. Certo, per raggiungere alcune località, a volte bisogna pagare uno scotto. E’ il caso dell’albergo Linea Verde, a Tarcau Neamt, nei Carpazi Orientali. Più di mezz’ora di stradina bianca estremamente sconnessa, quasi una mulattiera, tanto da desiderare più volte di tornare indietro! Ma chi la supera viene premiato: Linea Verde è un’ originale struttura, nuovissima , ben curata, costruita sulla sponda di un fiume, quasi fuori dal mondo. Isolata e tranquilla al punto che non esiste rete per i cellulari, il che è tutto dire! Ma l’aspetto più invogliante di questo albergo è il senso profondo dell’ospitalità. Una grande famiglia che non potrebbe fare di più per farti sentire bene accolto. A noi è capitato persino di essere coinvolti, dopo cena, in un barbecue all’aperto, gustosissimo, culminato in un suggestivo falò. E noi lì, ammaliati davanti al fuoco, a chiacchierare fino a notte come vecchi amici.
accanto alla casa
IL NOSTRO VIAGGIO
In genere, qualsiasi itinerario romeno parte da Bucarest. Bucarest, crocevia di civiltà e strategie, "città della gioia", se si traduce –bucurie- con –gioia-. La sua storia medievale è legata al dominio di Vlad Tepes, e poi il Regime che paradossalmente la costruì sontuosa con pareti immense di palazzi a loro modo artistici, cicli continui senza interruzioni di alti edifici con motivi reiterati di loggette e smerlature, tutti della stessa pietra bianca, cangiante ai movimenti della luce. Sorgere su sette colli l’accomuna a Roma, Bucarest, così come la lupa che noi le regalammo all’inizio del Novecento, e le numerose tracce lasciate dall’imperatore Traiano.
Il nostro itinerario di una settimana ci ha consentito di visitare gran parte della Romania : Moldavia, Valacchia, Transilvania, Bucovina e regione dei Carpazi. L’abbiamo attraversata con un pulmino, passando attraverso innumerevoli paesini e villaggi, scoprendo l’anima antica di questo Paese. Quella fatta di strade a volte difficili, in cui per lunghi tratti si incrociano solo piccoli carri trainati da cavalli, straripanti di fieno che lascia appena intravedere la targa ( sì, anche un carretto qui è considerato un veicolo ufficiale) e su cui in genere è seduta una donna, la stessa che, rimboccate le maniche su braccia nerborute, dissoda e coltiva tutto il giorno il campicello finalmente acquistato dalla famiglia dopo la fine del Regime. L’anima romena promana anche dalla dignità delle casette, disposte in un unico filare lungo i bordi della strada, dai colori accesi come dipinti di fresco, con belle decorazioni attorno alle finestre, simili a stucchi, e quasi sempre un pozzo singolare, a forma di tempietto artistico, posto appena fuori dal recinto proprio sul ciglio della strada in modo che chiunque ne abbia bisogno possa attingervi. Questa è l’ospitalità romena.
Ci è capitato di avvicinarci per fotografare uno di quei caratteristici pozzi tra le oche che ci razzolavano tra i piedi, e di essere avvicinati dal padrone di casa che non ha esitato ad invitarci per bere qualcosa e fare uno spuntino.
Il percorso che lega i monasteri, abbastanza lontani l’uno dall’altro, si arricchisce proprio di questi spaccati di vita.
I monasteri. Belli, particolari. Specie quelli con cicli di affreschi all’esterno, tipici della Bucovina, al nord della Moldavia. Fu il principe Petru Rares, regnante intorno a 1530 ad avere l’iniziativa di far realizzare questi dipinti all’esterno delle chiese fortificate della zona. Affreschi originali non solo perché rompevano la tradizione rivestendo le mura di fuori e non le pareti degli altari, ma per i temi raccontati, per la purezza dei disegni, per la precisione dei dettagli e per la raffinatezza cromatica. Uno speciale intonaco resistente all’usura atmosferica risultato impastandolo con fibre vegetali.
I monasteri. Spesso si tratta di vere e proprie fortezze. Per difendersi dalle incursioni dei turchi, tra il XIV e il XV secolo gran parte dei monasteri ortodossi si cinsero di mura, proteggendo così anche gli affreschi. Quasi un villaggio nel villaggio che spesso nascondeva anche la popolazione impaurita.
I MONASTERI DELLA BUCOVINA
Una volta era Bessarabia, oggi Bucovina. E’ la parte alta della Moldavia, valicata la catena dei Carpazi, il nord-est della Romania. I suoi monasteri, i più singolari di tutto il paese, disegnano una sorta di itinerario ad anello che ha come fulcro la città di Suceava. I primi che incontriamo nel nostro percorso, sono quelli di Moldovita e di Sucevita. Gli affreschi esterni sono senza dubbio i più spettacolari e meglio conservati.
Furono il principe Alessandro il Buono e il re Stefano il Grande, a promuovere la grande fioritura artistica romena, soprattutto quella legata agli edifici religiosi. Così fu sotto Alessandro il Buono che sorse il monastero di Moldovita, all’inizio del ‘400, e presto divenne un famoso centro di cultura. Dal punto di vista architettonico la pianta è tradizionale, a cinque vani separati da spesse pareti con passaggio centrale e con un sistema di volta diverso ad ogni vano. I mastri moldavi, però, introducono un elemento nuovo, la veranda monumentale a cinque arcate.
Sucevita. Dapprima era una chiesetta in legno accanto ad un eremo, poi , nel 1586, fu costruito l’attuale monastero, di grandi proporzioni, a pianta trilobata secondo lo stile tipico dell’epoca di Stefano il Grande. Con una veranda chiusa e due piccole verande aperte unite da un’architrave, dette "valacche" perché prese a prestito dall’architettura della Valacchia. Del resto, la Moldavia e la Valacchia, che in passato costituivano due principati o voivodati , assieme alla Transilvania, formarono la Romania. Oggi sono due regioni simili dal punto di vista etnico, per lingua e religione, ma che nell’arte hanno assorbito in modo diverso gli elementi delle culture circostanti: greco-bizantina e serbo-russa creando un differente amalgama di stili che si evince soprattutto dai monasteri della Bucovina e da quelli dell’Oltenia. Alcuni sono fortificati, altri no; alcuni sono affrescati all’interno, altri all’esterno; la chiesa, può essere alta e stretta oppure voluminosa, anche se quasi sempre ad absidi trilobate. Motivi ricorrenti, invece, all’interno. Ambienti uno dopo l’altro separati da arcate, affreschi alle pareti anneriti dai numerosi ceri votivi, ricchi sostegni dorati per sorreggere le icone e di fronte a tutto l’iconostasi, una parete con cicli di preghiera scritta da file di icone. Se si ha fortuna durante la visita si può essere accolti dai canti dei monaci durante una funzione; preghiere collettive, genuflessioni ripetute, la comunione tutti in fila, ognuno segnato sulla fronte con una croce d’olio e in mano un pezzetto di pane.
Il gruppo dei monasteri della Bucovina trova il suo culmine in Voronet. La bellezza dei suoi affreschi, considerati fra i più interessanti dell’arte europea, lo ha addirittura assimilato alla Cappella Sistina. In grande considerazione soprattutto la vasta scena del Giudizio Universale, il più famoso affresco della Moldavia. Dipinti a tal punto noti da dare un nome alla particolare tonalità di blu, detto appunto blu di Voronet, che predomina su tutto.
il famoso affresco del
Giudizio Universale
I MONASTERI DI NEAMT
Sulla strada verso i monasteri vale la pena raggiungere Piatra Neamt, considerata una tra le più belle cittadine del Paese, tranquilla stazione climatica. Il cuore della città palpita in un immenso viale disegnato da bellissimi palazzi Liberty e Barocco,tenuti perfettamente.Una città giovane, vivace e moderna dove può anche capitare di incontrare una sposa in abito bianco e velo che brinda con le amiche in un Caffé, scappata per un po’dal ricevimento ufficiale. Da Piatra Neamt si raggiungono i monasteri di Agapia e di Vàratec. Agapia, situato in collina, circondato da un fitto bosco di conifere da cui scende un torrente, nato accanto a una chiesetta di legno trecentesca ancora esistente, è stato ricostruito nell’Ottocento in un complesso a pianta quadrata che contiene a schiera le abitazioni delle monache. Impreziosisce il monastero un museo d’arte medievale con elementi d’altare, croci, codici miniati.
Vàratec, anch’esso femminile, fortificato anche se inserito in un interessante villaggio, ha una chiesa ottocentesca a cupole. Visitabile il museo di arte antica che conserva icone, arredi, suppellettili e bellissimi tappeti di lana a tintura vegetale. Nel monastero le monache lavorano ancora i tappeti a telaio secondo tecniche tradizionali.
Non lontano si trova la deviazione per il monastero di Neamt, una bella sagoma pulita con tetto spiovente e campanile ascetico. Forse il più importante monastero della Moldavia costruito nel XV secolo, e ristrutturato più volte a causa di terremoti e devastazioni. Fin dall’inizio fu un importante centro artistico e culturale, con scuola di miniatura e calligrafia, scultura del legno, tipografia, rilegatura di libri. A proposito di libri, Neamt ha una libreria considerata tra le più antiche della Romania. Oggi si può visitare il museo di icone, arredi sacri, manoscritti. Oltre la torre e un interessante battistero del XIV secolo posto sotto una grande cupola affrescata.
Sempre nella regione della Moldavia il monastero di Bistrata, che prende il nome dal vicino fiume. Stefano il Grande, nel 1498, fece aggiungere una torre campanaria, con due campane che ancora suonano, da cui si accede anche ad una chiesetta, in realtà la cappella funeraria della famiglia di Alessandro il Buono che ne ordinò il restauro e l’esecuzione degli affreschi da parte di artisti ben conosciuti all’epoca (1541). Il piccolo museo interno custodisce oggetti sacri e le reliquie trovate nelle tombe dei fondatori del monastero Alessandro il Buono e sua moglie Anna. L’icona di S. Anna è la protettrice di Bistrita.
L’itinerario dei monasteri offre però anche lo spunto per visitare interessanti località lungo il percorso, come leGole di Bicaz, un orrido roccioso variegato che si prolunga per una decina di chilometri, con pareti alte fino a 400 metri. Attraversando le Gole, ci si trova davanti a un altro spettacolo, il Lacu Rosu, un piccolo lago in cui, in seguito ad una frana del passato, molti tronchi d’albero del bosco prospiciente vi si sono conficcati ed emergono dall’acqua, ormai pietrificati. Una vista davvero insolita e suggestiva.
Poi, alla volta di Brasov, città duecentesca con un percorso storico di importante centro commerciale, culturale e artistico. Nel centro antico della città, specie nella bellissima piazza ai piedi della montagna boscosa, l’architettura assomma l’influenza dei vai stili succeduti nel tempo. Ecco allora palazzi con elementi gotici, rinascimentali, barocchi, che convivono in una singolare, gradevolissima armonia. Il Gotico, in particolare, ha lasciato il segno nella bellissima Chiesa Nera, cosiddetta a causa di un incendio che ne affumicò la pietra. Brasov si trova in una zona fitta di chiese fortificate di cui la più importante e meglio conservata è quella di Prejmer, particolare per la struttura ad ambienti sovrapposti con volte a botte.
pietrificati
I MONASTERI DELL’OLTENIA
Sicuramente, il monastero più visitato della Valacchia è quello della città di Curtea de Arges, che ne fu la capitale. Considerato uno dei più importanti monumenti dell’architettura religiosa. Cinquecentesco, in stile bizantino e gotico, con interni affrescati, marmi e mosaici portati da Costantinopoli.
Ultima perla, il monastero di Cozia, appena visibile dalla strada, tra una cortina di alberi, costruito in un’oasi di pace a ridosso di un colle.
Gli elementi di stile architettonico bizantino sono esplicitamente dichiarati dalle facciate della chiesa centrale, in fasce alterne di mattoni e grossi blocchi di pietra. Una chiesa serba, dunque, pensata attraverso la filosofia bizantina. Ciò fa di questo complesso monastico uno tra i monumenti più particolari, degno di una visita.
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