GIOVANNA LAVECCHIA
Psicanalisi e classicismo: i due dèmoni assoluti dell?arte del Novecento
La città di Arezzo, nella cornice del Museo Civico d?Arte Moderna e Contemporanea, ospita dal 27 marzo al 6 giugno la mostra “Da Picasso a Botero. Capolavori dell?arte del Novecento”, promossa dal Comune di Arezzo, sotto l?Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Regione Toscana.
L?ampia rassegna, curata da Giovanni Faccenda e Vittorio Sgarbi, ripercorre le vicende artistiche del secolo appena concluso attraverso circa ottantacinque capolavori di maestri quali Picasso, Matisse, Toulouse-Lautrec, Magritte, Ernst, Botero, Balthus, Arman, César, Hartung e ancora de Chirico, Savinio, Morandi, Rosai, Marino Marini, Manzù.
Due i numi tutelari dell?arte del Novecento: da una parte Piero della Francesca nel ritorno a certo classicismo, ad una semplificazione di forme, ad un equilibrio, ad una monumentalità solenne; dall?altra Sigmund Freud che irrompe, con la dimensione onirica, surreale, di una realtà altra. “Un azzardo fascinoso” lo definisce il curatore della mostra Giovanni Faccenda “che vuole psicanalisi e classicismo come i due dèmoni assoluti con i quali hanno fatto i conti gli artisti, i poeti e gli scrittori operanti, soprattutto, nella prima metà del ventesimo secolo. Sigmund Freud e Piero della Francesca, dunque, i numi tutelari di un?arte che ha cercato di portare in luce, in tempi diversi e su due binari di ricerca paralleli, quanto di più misterioso e lacerante era dentro l?uomo e quanto di più ameno lo circondava”.
“Da Picasso a Botero” evidenzia questa ambiguità di piani, attraverso un percorso che si snoda tra La Peintre et son modèle di Picasso, olio su tela del 1965, e Piero della Francesca, olio realizzato da Botero nel 1998.
Certo un titolo, quello della mostra, che preoccupa, quasi inquietante, ma sicuramente provocatorio, nella sua voluta eccessiva genericità, come spiega lo stesso curatore Vittorio Sgarbi: “La scelta di dare a questa mostra di Arezzo un titolo così generico come “Da Picasso a Botero” deriva evidentemente dalla volontà di fare un avvenimento in grado di stimolare l?interesse di tutti, come è giusto debba essere ogni iniziativa di carattere culturale che venga promossa da enti pubblici”. Dunque non si tratta di una esposizione, pura e semplice, di opere di artisti maggiori, senza alcun?altra ragione che non sia l?omaggio rituale al loro talento artistico. Accanto a grandi maestri, de Chirico, Carrà, Morandi, Botero, Picasso, troviamo artisti meno conosciuti in un accostamento che ha l?ambizione di proporre qualcosa di nuovo, stimolare riflessioni attraverso accostamenti di elementi simili e dissimili, come spiega lo stesso Sgarbi, senza temere di unire il sacro ed il profano. “Una provocazione: mettere sullo stesso piano la storia assodata con una storia ancora non riconosciuta, forse destinata a non giungere mai alla fine del suo percorso”, prosegue ancora. Una mostra ampia e onnicomprensiva, che ben rappresenta la quantità e la varietà delle ricerche dell?ultimo secolo e che si presta molto bene all?occasione dell?apertura di una galleria d?arte moderna nella città storica di Arezzo.
“La mostra Da Picasso a Botero” conclude il critico “considera il passato prossimo e quello remoto secondo una linea di diretta continuità col presente, nell?auspicio che l?esperimento possa stimolare intuizioni e letture che arricchiscano le nostre conoscenze, la nostra capacità di comprendere senza pregiudizi. Se ad Arezzo la multiforme combinazione di opere da Picasso a Botero determinasse anche una sola nuova parola critica, una sola nuova impressione nei suoi visitatori, una luce a cui fare riferimento, potremmo dire che la mostra avrebbe totalmente raggiunto il suo intento”. Innumerevoli i capolavori esposti, presenti al gran completo anche i grandi maestri italiani del Novecento, ed infine, a chiusura della mostra, alcune opere significative di affermati artisti italiani delle ultime generazioni: Marco Lodola, Salvatore Emblema, Bruno Ceccobelli, Lucio del Pezzo, Piero Guccione, Antonio Pedretti. Un Novecento vivo, dichiara Giovanni Faccenda, con le sue idee, il suo spirito e il suo ingegno, ripercorso in questa mostra antologica che ritrova la solida evoluzione espressiva di Picasso e de Chirico, le nuove frontiere di Freud, il mondo letterario di Kafka, Svevo, Pirandello, la ricerca surrealista di Savinio, Ernst, Dalì, Mirò, ma soprattutto le “visite, i ritorni, le frequentazioni ideali di alcuni artisti di fronte ai capolavori di Piero della Francesca, artisti che verranno poi riconosciuti come i grandi, assoluti protagonisti, da Soffici, Carrà, Morandi, Sironi, a Rosai, Casorati”.
Arezzo, Museo Civico d?Arte Moderna e Contemporanea, Piazza San Francesco, 4
Orario dal martedì al venerdi ore 10/13; 16,30/19,30. Sabato, domenica e festivi ore 10.00/13.00-16.00/20.00. Chiuso il lunedì. Costo biglietto intero euro 7-ridotto euro 5
Info tel. 0575/377506-0575/377509
Catalogo Edizione Torcular euro 30.00. Il catalogo si avvale dei testi di Giovanni Faccenda e Vittorio Sgarbi. Le schede delle opere sono a cura di Giuseppe Bonini.