In ogni forma di comunicazione mediata da un linguaggio simbolicamente strutturato (e l’uomo è il solo “animale” simbolico del pianeta terra) occorre prima di tutto che lo strumento di quella comunicazione sia formalmente ricono-scibile come simbolo: come una sintesi, cioè, del bisogno espressivo naturale dell’Io e di una sua esigenza di comu-nicazione intelligente affinché quell’espressione possa in-tendersi non solo sul traballante terreno dell’emozionalità personale, ma pure su quello più certo e più stabile del-la sua verificabilità razionale.


Occorrono inoltre, perché la comunicazione si realizzi, da una parte un mittente del messaggio simbolico e dall’al-tra un destinatario che sappia annettergli il significato che questo implicitamente pretende come significante di una specifica cosa. Ciò è esperienza di tutti nella vita d’ogni giorno e in particolar modo degli utenti di Internet ai quali è consentito approdare nei siti più disparati grazie, per prima cosa, ad una chiave comune che permette lo-ro l’accesso a quei siti, e poi –eventualmente- di una chiave personale per l’intelligente comprensione dei sim-boli in essi contenuti: parole, numeri, forme visive, com-binazioni sonore, ecc.


La conoscenza e l’uso corretto dei vari linguaggi, con-seguita per consuetudine o per specifica formazione cultu-rale, rappresenta insomma la chiave per aprire le cifre simboliche in cui noi ci imbattiamo nel corso della nostra esistenza, sia nel mondo reale che in quello cosiddetto virtuale, per poterle leggere infine come “lettere”: con il significato, cioè, che è stato loro di volta in volta attribuito “per convenzione” da parte della collettività o di un certo gruppo di persone. Così che se pure all’origi-ne ogni forma di comunicazione simbolica nasce come cifra, per comunicare veramente qualcosa a qualcuno essa deve in-fine apparire in forma di lettera.


Tuttavia esiste un. mondo in cui il linguaggio di relazio-ne si basa esclusivamente sul persistere della cifra ori-ginale. Questo mondo “ante litteram” non è un “altro mon-do” né fa parte di un altro universo”. Esso è, piuttosto, il sito del “perennemente altro” ed appartiene all’universo dell’inesauribile significabilità di noi stessi e delle cose che ci circondano. E’ il mistero sempre -ultimo e mai ultimo- della nostra esistenza, lo spazio infinito ed insieme anche il luogo finito della nostra umanità. Esso è la radice personalmente universale di quell’Homo Sapiens -tanto individuo che specie- che si rivela nell’esperienza personalissima dell’amore, della fede e dell’arte creativa (linguaggi “non-razionali”) e che si testimonia per noi stessi e per gli altri nella for-ma universalmente leggibile della più assoluta “significabilità di se stesso”.


Sarebbe assurdo, perciò, se da questo sito denomi-nato “ante litteram”, io intendessi comunicare a qual-cuno qualcosa di “mio”. Desidero, piuttosto, offrire qui al visitatore, attraverso la cifra del mio lin-guaggio pittorico, l’occasione per compiere un viaggio nella “sua” autocoscienza e per cercarvi -se vuole- un approdo tranquillizzante nel simbolo, o nella “lette-ra”) che egli stesso saprà costruire su quella cifra con la propria sensibilità, con la propria intelligenza e con la propria cultura; o per trovarvi -se crede- la soluzione mai-ultima del suo”esserci” come cifra vivente del Mistero.



Un linguaggio veramente creativo, tanto più se di ca-rattere artistico visuale, per sua intrinseca natura non può essere che cifrato. Non possedendo le caratteristi-che del linguaggio convenzionalmente simbolico o lette-rale, esso non potrebbe, perciò, né proporsi come latore di messaggi specifici da parte di un. “mittente”, né potrebbe essere indirizzato ad un particolare fruitore o ad un gruppo specifico di fruitori. Esso vuole es-sere, prima di tutto, un puro e semplice invito rivolto a tutti coloro che vogliono partecipare, insieme all’autore, all’entusiasmante gioco del “Conosci te stesso”, facendo uso di quello strumento sapienziale, che è la nostra immaginazione e che è il solo strumento con cui l’Homo Sapiens costruisce da sempre, “ad imma-gine e somiglianza di Dio”, l’edificio delle proprie verità.


Ma in un mondo di linguaggi sempre più convenzionali e di verità sempre più cristallizzate, la proposta di un linguaggio “ante litteram” diventa pure un’aperta
sollecitazione a guardare oltre e ad andare oltre, così nell’arte come nella vita, e può essere
letta come una comunicazione-messaggio da parte del-l’Oltre, quale lo vive e lo intende da più di vent’anni un artista contemporaneo che crede di darne testimonian-za nella cifra della propria pittura.

Pier Augusto Breccia