Testo e Foto di STEFANO ROSSINI
Arrivare nel profondo sud d’Italia, in Basilicata, e ritrovarsi sulle Dolomiti, di primo acchito lascia un po’ perplessi. Eppure è così. Pochi chilometri a sud di Potenza, le dolomiti lucane disegnano un paesaggio improvviso e selvaggio. Sembra quasi che la mano di un Titano abbia schiantato la roccia più e più volte sino a creare questa bizzarra sequenza di picchi spezzati e cocuzzoli scabri e duri.
Il paese si stringe come può tra le forme delle montagne, con strade strettissime, infinite teorie di scalini e case aggrappate nei luoghi più incredibili. Camminando in giro è più facile incontrare gatti che persone, almeno fino alle 5 del pomeriggio, quando, intorno al piazzale della chiesa (con piazzale non immaginate nulla di più largo di una via di normali dimensioni) e in via Roma si formano dei gruppetti. Si tratta per lo più di anziani, qualche ragazza e uomini con un cappello simile al basco, un mozzicone di sigaretta e lo sguardo truce che fissano me e la mia macchina fotografica. Tutti mi guardano con grande curiosità. Qualcuno mi chiede chi sono e cosa faccio, se sono in lavoro o in vacanza. C’è chi mi chiede addirittura una foto!
Ma sono i panorami che fanno da padrone in questo lembo di meridione, gli scorci che salgono dai vicoli sino alle cime delle dolomiti e il paesaggio che dal punto più alto si gode sul paese e su tutta la vallata.
Io sono sempre stato appassionato di astronomia. Ma alla fine della giornata mi metto una mano sul cuore e mi chiedo: perché finanziare missioni su Marte quando la Basilicata è praticamente inesplorata? Non è una formula giornalistica affermare che certi borghi, qui, sono fuori dal tempo. Lo sono. Si respira nell’aria. Sarebbe necessario rimanere immobile come pietre, con la pioggia che ti riga e scava rughe per decenni per capire questa terra silenziosa e antica.
Appena arrivati a Castelmezzano si incontra l’Albergo La Locanda di Castromediano, che ospita il ristorante Al Becco della Civetta (0971 986249). Qui, i sapori della Basilicata prendono vita nei piatti tradizionali preparati da Antonietta Santoro. Imperdibili i cavatelli – una pasta fresca tipica di queste zone, tipo bigoli o strozzapreti – con peperoni etruschi e caciocavallo. Il peperone etrusco è particolarissimo. Si prepara facendo essicare i peperoni in un luogo fresco e asciutto, pelandoli e infine scottandoli nell’olio caldo per qualche secondo subito prima di servirli, facendoli diventare piacevolmente croccanti.
Fantastico il dolce: crostoli al miele, preparati con una pasta di farina e uova fritta (ricorda i dolci di carnevale) e miele spalmato con rametti di origano.